L'ACCUSA DEI CRISTIANI CONTRO IL CORANO: "MAOMETTO HA CONFUSO LA MADRE DI GESU' CON LA SORELLA DI MOSE'"?

 Prima questione: perché nel Corano viene detto che Imran era padre di Maria, quando invece era il padre di Miryam (sorella di Mosè e di Aronne)? “Maometto ha confuso Maria madre di Gesù con Miriam sorella di Aronne!”. Questo si sente ripetere molto spesso soprattutto tra cristiani e orientalisti. Risposta:

Nel Corano, ‘Imrān (عِمْرَان) è indicato come il padre di Maryam (Maria madre di Gesù):

"In verità Allah ha prescelto Adamo, Noè, la famiglia di Abramo e la famiglia di ‘Imrān..."
(Corano 3:33)

E più avanti:

"Quando la moglie di 'Imrān disse: 'Signore, ho consacrato a Te ciò che è nel mio grembo…'"
(Corano 3:35)

Quindi, nel Corano ‘Imrān è il padre di Maryam, madre di ‘Isa (Gesù), non solo di Mosè, Aronne e Miryam, suoi fratelli.

2. Nella Bibbia: chi è Imran e chi è Maria?

Nella Bibbia ebraica, ‘Amram (ebraico: עַמְרָם) è padre di Mosè, Aronne e Miriam (Numeri 26:59).

Nella tradizione cristiana, invece, Maria (la madre di Gesù) è figlia di Sant’Anna e Gioacchino, non di Imran.

Tuttavia:

1) Si tratta di omonimia, ossia anche il padre di Maria si chiamava Imran (Amram), perché al tempo era un nome comune;

2) Nelle fonti cristiane autentiche (Bibbia) non è mai citato il nome del padre di Maria nello specifico (la madre di Gesù). Il nome Gioacchino (in ebraico: יוֹיָקִים, Yôyāqîm o Jehoiakim) deriva invece da tradizioni extra-bibliche, in particolare dal Protovangelo di Giacomo, un vangelo apocrifo (non incluso nella Bibbia ufficiale), scritto intorno al II secolo d.C. (Protovangelo di Giacomo – Capitolo 1, versetto 1-2 (traduzione italiana).

Dunque, la tradizione cristiana per cui il padre di Maria fosse Gioacchino, così come per molte altre tradizioni cristiane non è supportata da alcuna evidenza scritturale, in quanto il protovangelo di Giacomo è stato del tutto rigettato dalla chiesa. Il Protovangelo di Giacomo non compare in nessun elenco ufficiale dei testi canonici approvati dalla Chiesa cattolica o dalle principali confessioni cristiane (ortodossa e protestante). La sua esclusione appare nei principali elenchi di testi canonici:

1)    Concilio di Laodicea (circa 363 d.C.) – Canone 60: elenca i libri ammessi e non menziona il Protovangelo à Decretum Gelasianum (fine V sec. o VI sec.), attribuito a papa Gelasio I: condanna esplicitamente il "Evangelium nomine Iacobi apocryphum". Citazione dal Decretum Gelasianum:

"Evangelium nomine Iacobi apocryphum. Non recipitur in ecclesia."

Traduzione: “Il Vangelo che porta il nome di Giacomo è apocrifo. Non è accettato nella Chiesa.”

 

2) Girolamo, De viris illustribus (cap. 2):

"Multa leguntur in nomine Iacobi… quae ab omnibus reprobantur."

“Molte cose si leggono sotto il nome di Giacomo… che sono rigettate da tutti.”

 

3) Motivi del rigetto

La Chiesa rigettò il Protovangelo di Giacomo per motivi dottrinali e storici:

-        Contiene elementi leggendari non attestati nei Vangeli canonici (es. il parto miracoloso di Maria in una grotta con la levatrice Salomé).

-        Attribuzione pseudonima a “Giacomo il fratello del Signore” → considerata inautentica.

-        Teologia mariana esagerata per l'epoca, come l'idea della "natività miracolosa" di Maria, successivamente assorbita nella tradizione ma non ancora accettata ufficialmente.

Dunque, per rissumere tale tradizione cristiana è contraddittoria in quanto si è scelto di credere al nome presunto del padre di Maria (Gioacchino) quando in realtà tutto il contenuto del Vangelo è stato ampliamente rigettato dalla chiesa.

 

Seconda questione: perché nel Corano Maria viene definita “Sorella di Aronne”? Viene forse confusa con Miriam, sorella di sangue di Aronne? Questa è l’accusa di molti cristiani e orientalisti oggi giorno, i quali affermano che “Maometto avrebbe confuso le due figure”. Risposta:

Nella Bibbia, soprattutto nella tradizione ebraica e poi in quella cristiana, è comune l’uso di titoli genealogici o onorifici per identificare appartenenza, ruolo spirituale o status messianico. Questi titoli sono più che biologici: indicano spesso appartenenza spirituale, alleanza o qualità morali. Ecco un elenco con spiegazione dei principali:

1. "Figlio di Davide" (בן דוד, ben David)

  • Uso: Titolo messianico.
  • Significato: Appellativo per il Messia atteso, discendente del re Davide.
  • Esempi biblici:
    • Matteo 9:27 – «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!» (ciechi che riconoscono Gesù come Messia).
    • Matteo 21:9 – «Osanna al Figlio di Davide!» (ingresso messianico a Gerusalemme).
  • Funzione: Onorifico, esalta il legame con il re per eccellenza e l’alleanza messianica.

2. "Figli di Abramo" (בני אברהם, benei Avraham)

  • Uso: Identità etnica e spirituale.
  • Significato: Appartenenza al popolo dell’alleanza, alla discendenza di fede.
  • Esempi biblici:
    • Luca 19:9 – «Anche costui è figlio di Abramo».
    • Giovanni 8:39 – Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo».
  • Funzione: Identifica chi condivide la fede o la discendenza spirituale di Abramo, anche oltre la linea biologica.

3. "Figlio dell’uomo" (בן אדם, ben adam)

  • Uso: Espressione profetica e umana.
  • Significato:
    • In Ezechiele: modo per dire “essere umano”.
    • Nei Vangeli: Gesù lo usa come titolo messianico con riferimento al libro di Daniele 7:13.
  • Esempi:
    • Ezechiele 2:1 – «Figlio dell’uomo, alzati...»
    • Matteo 8:20 – «Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
  • Funzione: Indica umanità, ma anche autorità escatologica e celeste.

4. "Figli di Dio" (בני אלהים, benei Elohim)

  • Uso: Varie sfumature.
  • Significato:
    • In Genesi 6:2: esseri spirituali (secondo alcuni, angeli).
    • In senso spirituale: coloro che fanno la volontà di Dio.
  • Esempi:
    • Matteo 5:9 – «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio».
    • Romani 8:14 – «Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio».
  • Funzione: Onore spirituale di chi è in comunione con Dio.

5. "Figlio del regno", "figlio delle tenebre", "figlio della luce"

  • Uso: Espressioni spirituali o escatologiche.
  • Esempi:
    • Matteo 8:12 – «I figli del regno saranno cacciati fuori».
    • 1 Tessalonicesi 5:5 – «Voi tutti siete figli della luce e figli del giorno».
  • Funzione: Indicano appartenenza morale o spirituale a una realtà divina o malvagia.

6. "Figli della promessa", "figli della carne" (Lettere di Paolo)

  • Significato: Distinzione tra chi eredita l’alleanza tramite fede (promessa) o solo tramite sangue (carne).
  • Esempio:
    • Romani 9:8 – «Non i figli della carne sono figli di Dio, ma i figli della promessa».

 

Dunque, poiché questo era il lessico comune al tempo dei figli di Israele, non c’è da meravigliarsi se talvolta alcuni uomini o donne particolarmente devoti e timorati venivano nominati in tal modo. Non si può giudicare con i criteri linguistici moderni un’epoca passata come quella del tempo di Gesù, che utilizzava tutt’altri criteri linguistici per definire cose e persone. In un’analisi del genere bisogna contestualizzare gli eventi e il linguaggio rapportandoli a quell’epoca e a quel determinato popolo.

Inoltre, Maria (Maryam), madre di Gesù, avrebbe legami sia con la stirpe sacerdotale di Aronne (tribù di Levi), sia con la stirpe regale di Davide (tribù di Giuda).

 

Le prove?

Secondo Luca 1:5-36, Maria era parente di Elisabetta, moglie del sacerdote Zaccaria, la quale era discendente di Aronne:

Luca 1:5: “Ai giorni di Erode... c’era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia; sua moglie, Elisabetta, era delle figlie di Aronne.

Luca 1:36: L’angelo dice a Maria: “Ecco, Elisabetta, tua parente...”

Dunque, se Elisabetta venne chiamata “una delle figlie di Aronne” (cioè, simbolicamente, della discendenza levitica), e Maria era sua parente, è chiaro che Maria avesse origini levitiche, cioè discendesse da Aronne.

Ora, il testo in greco koinè del versetto 1:5 del passo originario nel quale si presenta sino ad oggi il vangelo di Luca, è il seguente:

ν τας μέραις ρδου το βασιλέως τς ουδαίας ν ερες τις νόματι Ζαχαρίας ξ φημερίας βιά, κα γυν ατ κ τν θυγατέρων αρών, κα νομα ατ λισάβετ.

Traduzione letterale parola per parola:

"Nell’epoca di Erode re della Giudea, c’era un sacerdote di nome Zaccaria della classe di Abia, e la moglie di lui (era) delle figlie di Aronne, e il nome suo (era) Elisabetta."

Quindi letteralmente il testo dice: "la moglie di lui era delle figlie di Aronne."

La parola θυγατέρων (figlie) è al genitivo plurale femminile di “figlia”. Non compare qui la parola “discendente” o “stirpe”, è semplicemente un’espressione letterale “figlie di Aronne”. Come detto prima, però, nel contesto biblico “figlie di Aronne” significa discendenti, cioè appartenenti alla famiglia sacerdotale di Aronne, non figlie dirette in senso biologico.

Ora, nonostante le moderne traduzioni tendano a mascherare questa traduzione dal greco utilizzando la parola “discendente di Aronne” anziché “figlia”, se l’espressione “figlia di Aronne” venne usata da Luca per descrivere Elisabetta, che era parente di Maria (Lc. 1:36), perché meravigliarsi se il Corano riprende un modo di dire comunissimo utilizzato all’epoca dei figli di Israele, per descrivere uomini e donne devoti al Dio Unico, virtuose e timorate? Quindi, quando i cristiani dicono ignorantemente che “Maometto ha confuso la sorella di Mosè con la madre di Gesù”, voi rispondete che:

1)    Non ci sono prove nella Bibbia che il padre di Maria si chiamasse Gioacchino, l’unica prova è nel protovangelo di Giacomo, che però la chiesa ha rigettato in quanto apocrifo. Il nome Amram (in arabo Imran) inoltre era molto comune all’epoca e quindi non è da escludere;

2)    Elisabetta, parente stretta di Maria, venne definita nello stesso Vangelo con l'appellatico “una delle figlie di Aronne”. Perché stupirsi se anche Maria venne definita con questo appellativo dalla sua gente?










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