Questa vita è una prova per l'uomo. Dice l'Altissimo:
"Sicuramente vi metteremo alla prova con terrore, fame e diminuzione dei beni, delle persone e dei raccolti. Ebbene, da’ la buona novella a coloro che perseverano, coloro che quando li coglie una disgrazia dicono: “Siamo di Allāh e a Lui ritorniamo”. Quelli saranno benedetti dal loro Signore e saranno ben guidati."
(Corano, Sura Al-Baqarah, 2:155-157)
"Ogni anima gusterà la morte. Vi sottoporremo alla tentazione con il male e con il bene, e poi a Noi sarete ricondotti."
(Corano, Sura Al-Anbiyā’, 21:35)
"Gli uomini credono che li si lascerà dire: “Noi crediamo”, senza metterli alla prova? Già mettemmo alla prova coloro che li precedettero. Allāh conosce perfettamente coloro che dicono la verità e conosce perfettamente i bugiardi."
(Corano, Sura Al-‘Ankabūt, 29:2-3)
Ora, l'uomo ha due strade innanzi a sè: utilizzare il libero arbitrio concessogli da Iddio per percorrere la via ascendente che conduce alla Vita (quella della fede e delle opere buone) oppure per percorrere la via discendente che conduce alla morte (quella della miscredenza e del peccato):
"In verità abbiamo creato l'uomo per essere nella fatica. [...]
Non gli abbiamo forse indicato le due vie?
Segua dunque la via ascendente."
(Al balad 90:4,11,12)
Per coloro che scelgono di percorrere la via discendente, questa vita è una punizione: anche se apparentemente a loro questa vita potrà sembrar meravigliosa, favorevole e colma di beni, agi e divertimenti, in verità essi non colgono la vera realtà della loro condizione: Iddio aumenta gli anni della loro vita e li accresce nei beni e nel potere, solo per aumentare i loro peccati e la loro malvagità, e lasciandoli allontanare sempre più da Lui e dunque dalla verità e dal bene sommo, in un continuo peggioramento paragonabile al marciume sempre più nero di un corpo in putrefazione.
"E quelli che sono miscredenti, i loro beni e i loro figli non li metteranno affatto al riparo da Allah: sono i compagni del Fuoco e vi rimarranno in perpetuo."
(Aal-e-Imran 3:116)
"Non ti stupiscano i loro beni e i loro figli. Allah con quelli vuole castigarli in questa vita terrena e far sì che periscano penosamente nella miscredenza."
(At-Taubah 9:55)
"Credono forse che tutto ciò che concediamo loro, beni e prole, [sia un anticipo] sulle buone cose [della vita futura]? Certo che no! Sono del tutto incoscienti."
(Al-Mu'minun 23:55-56)
"I miscredenti non credano che la dilazione che accordiamo loro sia un bene per essi. Se gliela accordiamo, è solo perché aumentino i loro peccati. Avranno un castigo avvilente."
(Aal-e-Imran 3:178)
Al contrario, per quelli che percorrono la via ascendente, ossia i credenti sinceri, anche se per loro, tal volta, questa vita potrà sembrare un male o una prigionia, in verità essa è per loro espiazione. Disse l'Inviato di Allah, saaws:
"Questo mondo è un paradiso per il miscredente, mentre è una prigione per il credente."
(Muslim 2956)
Tuttavia disse ancora:
“Sorprendente è la questione del credente: i suoi affari per lui son tutti buoni, e ciò non è valido per nessuno tranne che per il credente; se gli succede qualcosa di buono e rende grazie a Iddio, allora ciò è buono per lui. E se gli capita una calamità o un’avversità, allora egli è paziente e ciò è buono per lui”.
[Riportato da Muslim, ḥadīth no. 2999]
Alcuni tra i primi musulmani ("salaf", che Allāh abbia misercordia di loro) dicevano che se si è afflitti da una calamità, e si è pazienti, allora la propria calamità è solo una, e se la si accetta ha valore di espiazione; invece, se si è impazienti, allora la propria calamità raddoppia e aumenta, divenendo così castigo, a causa dell'ingratitudine e ribellione a Iddio, essendo causa di perdita dell’Aldilà (cioè il Paradiso).
"Fra gli uomini, c’è chi adora Allāh tentennando. Se gli giunge il bene, si acquieta; se gli giunge una prova fa voltafaccia e perde in questa vita e nell’altra. Questa è una perdita evidente."
(Corano, Sura Al-Ḥajj, 22:11)
Certamente l’essere messo alla prova è uno stato momentaneo, che cancellerà i peccati. I peccati saranno rimossi come le foglie dell’albero che cadono giù, come negli aḥādīth di Abū Sa‘īd Al-Khudrī e Abū Hurayrah (che Allāh sia compiaciuto di loro) dal Profeta (ṣallAllāhu ‘alayhi wa sallam) che disse:
“Nessuna stanchezza, né malattia, né dolore, né tristezza, né ferita, né angoscia capita a un Musulmano, fosse anche la puntura che riceve da una spina, senza che Allāh espii alcuni dei suoi peccati per questo”.
[Riportati da Al-Bukhārī, ḥadīth no. 5641 e 5642 rispettivamente]
Sempre Abū Hurayrah (che Allāh sia compiaciuto di lui) narrò che il Messaggero (ṣallAllāhu ‘alayhi wa sallam) disse:
“Se Allāh vuol far del bene a qualcuno, lo affligge con afflizioni”.
[Riportato dal Al-Bukhārī, ḥadīth no. 5645]
In aggiunta, ‘Abdullāh Ibn ‘Umar narrò:
“Ho visitato il Profeta quando stava poco bene, e soffriva di febbre alta. Dissi: «Hai la febbre alta. È perché avrai una doppia ricompensa per essa?» Egli disse: «Sì, poiché nessun Musulmano è afflitto da un male senza che Allāh rimuova i suoi peccati, come le foglie dell’albero che cadono giù»”.
[Riportato da Al-Bukhārī, ḥadīth no. 5647]
Ed è trasmesso in questo hadith:
"Abu Bakr disse: "O Messaggero di Allah, sconteremo la pena per ogni male che facciamo? "Il Profeta, la pace e benedizioni su di lui, disse:" Che Allah abbia pietà di te, o Abu Bakr, non sei afflitto dal danno? Non sei colpito dal dolore? Non devi sopportare la malattia? Ecco come vengono scontati. "*
[Musnad Ahmad 72, Grado: Hasan (buono) secondo Ibn Hajar]
La ricompensa è affermata in relazione a ogni tipo di male o ferita, tangibile o intangibile, se il credente persevera con pazienza e anticipa la ricompensa. È stato riportato da Anas Ibn Mālik che sentì il Profeta (ṣallAllāhu ‘alayhi wa sallam) dire:
“Allāh ha detto: «Se privo il mio schiavo dei suoi più adorati (cioè i suoi occhi) ed egli rimane paziente, lo farò entrare in Paradiso come risarcimento (per la loro perdita)»”.
[Riportato da Al-Bukhārī, ḥadīth no. 5653]
Prove e afflizioni rimuovono i peccati dei credenti tra i figli di Adamo, e tutti i figli di Adamo commettono peccati. Le prove e le afflizioni possono anche elevare la persona a un grado più alto in Paradiso. È riportato che il Profeta (ṣallAllāhu ‘alayhi wa sallam) disse:
“Allāh dice ai Suoi angeli quando prendono l’anima del bambino di una persona: «Avete preso il frutto del suo cuore?» (cioè la sua anima). Essi (gli angeli) dicono: «Sì». Così Allāh dice: «Cosa ha detto il Mio servo (a riguardo)?» Essi dicono: «Ti ha lodato e ha fatto istirjā’ (cioè ha detto: Innā lillāhi wa innā ilayhi rāji‘ūn – In verità ad Allāh apparteniamo e a Lui torneremo)». Così Allāh dice: «Costruite per il Mio servo una casa in Paradiso e chiamatela la casa della lode»”.
[Riportato da Imām Aḥmad nel suo Musnad e classificato ḥasan (buono) da Shaykh Al-Albānī].
Inoltre, il Profeta (ṣallAllāhu ‘alayhi wa sallam) disse nell’ḥadīth autentico:
“Nessun Musulmano è ferito con una spina o qualcosa di più grande, senza che Allāh lo elevi di grado o espii i suoi peccati per questo”.
[Riportato da Muslim, ḥadīth no. 6238]
Il grado del credente sarà elevato finché raggiungerà il suo grado finale in Paradiso; ciò sarà dovuto alla sua pazienza e, cosa più importante, al favore di Allāh. Allāh, l’Altissimo, ha detto (nella traduzione del significato):
"Coloro che sono perseveranti riceveranno la loro incalcolabile ricompensa."
(Corano, Sura Az-Zumar, 39:10)
Calamità, afflizioni, e prove sono segni dell’amore di Allāh per il credente. Infatti, esse sono come una cura; sebbene possa sembrare amaro, noi le accettiamo perché provengono da Colui Che amiamo, e ad Allāh appartiene l’esempio migliore. Il Profeta (ṣallAllāhu ‘alayhi wa sallam) disse:
“La più grande ricompensa giunge con la più grande afflizione. Quando Allāh ama una persona, la mette alla prova. Chiunque accetti ciò vince il Suo piacere, ma chiunque è scontento di ciò guadagna la Sua ira”.
[Riportato da At-Tirmidhī (2396) e Ibn Mājah (4031). Shaykh Al-Albānī l’ha classificato ḥasan (buono)]
Imām Ibn Al-Qayyīm (che Allāh abbia misercordia di lui) disse:
“Le ibtilā’ (prove e afflizioni) del credente sono come medicina per lui. Esse gli sradicano le malattie che, se rimanessero, lo distruggerebbero o diminuirebbero la sua ricompensa e il suo livello. Le prove e le afflizioni gli sradicano tali mali e lo preparano per la perfetta ricompensa e l’elevazione di grado”.
[Ighaathatul Lahfan, p. 286]
Certamente, l’afflizione dovuta a prove e afflizioni è cosa migliore per il credente rispetto alla punizione nell’Aldilà, e in ciò c’è un’elevazione del suo grado e l’espiazione per i suoi peccati. Perciò, è meglio per lui. Il Profeta (ṣallAllāhu ‘alayhi wa sallam) disse:
“Quando Allāh vuole il bene per il suo schiavo, affretta la sua punizione in questa vita, e quando Allāh vuole il male per il suo servo, trattiene la punizione per i suoi peccati finché giunge con tutti i suoi peccati al Giorno della Resurrezione”.
[Riportato da At-Tirmidhī (2396) e Shaykh Al-Albānī l’ha classificato come ṣaḥīḥ (autentico) in Ṣaḥīḥ At-Tirmidhī]
La motivazione per la quale Iddio ha concesso all'uomo di vivere in questa vita di prova, è spiegabile per mezzo di questa allegoria: questa vita è paragonabile al lavoro del fabbro su un metallo immerso nel fuoco e battuto secondo precisa forma: il fabbro è Iddio, il suo martello sono le prove della vita, il pezzo di metallo deformato siamo noi, l'incudine è la terra, il fuoco è questa vita. Se il metallo non fosse immerso nel fuoco non potrebbe essere raddrizzato, e resterebbe deforme e dunque inutilizzabile e buono a nulla. Al contrario, solo quando esso è immerso nel fuoco e battuto a colpi di martello da un esperto fabbro, ecco che esso può essere forgiato ritornando alla sua forma originaria. Allo stesso modo se l'uomo non avesse ricevuto la possibilità da Iddio di avere questa vita, esso sarebbe stato inutile e deforme come un pezzo di metallo grezzo deformato: e tale deformazione dell'uomo dipende dal peccato che lo fece fuoriuscire dal paradiso, che lo corruppe rendendolo bisognoso di purificazione e dunque espiazione per potervi tornare.
Per questa ragione, per mezzo di questa vita (incudine e fuoco in cui viene immerso il metallo), Iddio "lavora" il cuore del credente raddrizzando le sue storture e perfezionandolo sempre più, affinché esso torni ad essere meritevole, di nuovo, dell'Eterno paradiso che il Creatore aveva voluto concedergli in principio.
Il fabbro (Iddio) per mezzo dei colpi del martello e dell'immersione nel fuoco (prove e fatiche di questa vita) conferisce sì, uno stress al metallo, ma per un bene maggiore, affinché esso venga raddrizzato e torni ad adempiere lo scopo primordiale per cui era stato creato. Il fabbro (Iddio) che batte il martello sul metallo, corrisponde alle prove e alle fatiche della vita, che vanno e vengono a fasi alterne, e sono scandite dal lavoro del fabbro che abbassa e alza il martello colpendo il metallo: quando il fabbro solleva il martello da esso, corrisponde ai periodi di tregua e di sollievo della vita, quando batte il ferro, ai momenti di prova, di fatica, e di afflizione. Ma dietro tutto questo lavoro, alla fine c'è una motivazione ben precisa: raddrizzare la massa di ferro deforme dalle sue storture e perfezionarla.
Quando l'uomo dimentica che questa vita è davvero questo "lavoro" di fabbro che Iddio opera per il nostro bene, e quando l'uomo dimentica che la vita che vive non gli è stata data per "godere", ma per espiare la sua colpa, bramare il perdono divino e cominciare il cammino del "miglioramento e della realizzazione dell'anima" per poter tornare alla Casa di pace primordiale, ecco che l'uomo soffre e vive questa vita nel mondo opposto di come dovrebbe essere vissuta, attaccandosi ad essa e bramando essa come se fosse un eterno luogo di piacere. Chi agisce similmente, incontrerà la perdizione. E Allah è il più sapiente.
"Quanti Profeti combatterono, affiancati da numerosi discepoli, senza perdersi d'animo per ciò che li colpiva sul sentiero di Allah, senza infiacchirsi e senza cedere! Allah ama i perseveranti."
(Aal-e-Imran 3:146)
"Solo attraverso la prova del fuoco, il ferro è forgiato".
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