I 20 CARATTERI DELLA VERITA'


“La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendoLo e amandoLo, possa giungere anche alla piena verità su Sé stesso.”

-Giovanni Paolo II, Lettera enciclica “Fides et Ratio

 

Molti affermano l’autenticità assoluta della propria dottrina religiosa con fermezza e convinzione, anche se si tratta di dottrine in contrapposizione fra loro, e ciò induce in errore molte persone facendo loro credere che in realtà tutte le religioni siano false e dannose, perché ognuno sostiene che solamente la propria è quella autentica, screditando tutte le altre e definendole false. Se infatti venisse detto che A è verità, e che lo è anche B, ma A è totalmente diverso da B, allora ciò porterebbe a pensare logicamente che solo una delle due posizioni sia verità, oppure che non lo sia nessuna delle due. Scrisse l’ex Papa Giovanni Paolo II, riferendosi al secolo attuale in cui viviamo: “La legittima pluralità di posizioni ha ceduto il posto ad un indifferenziato pluralismo, fondato sull'assunto che tutte le posizioni si equivalgono: è questo uno dei sintomi più diffusi della sfiducia nella verità che è dato verificare nel contesto contemporaneo” -e di conseguenza, continua l’ex Pontefice: “Con falsa modestia ci si accontenta di verità parziali e provvisorie, senza più tentare di porre domande radicali sul senso e sul fondamento ultimo della vita umana, personale e sociale." (Lettera enciclica “Fides et Ratio” di Papa Giovanni Paolo II ai vescovi della Chiesa cattolica circa i rapporti tra fede e ragione.) 

Ma per grazia di Dio la verità autentica è una sola, anche se essa è “sulla bocca di tutti” e apparentemente potrebbe sembrare non esistere in senso assoluto ma in senso relativo. La realtà, infatti, è che molti uomini sostengono il loro credo e lo manipolano solamente per giustificare le loro passioni o per garantirsi il potere, il favore della massa, i privilegi, e così via. La religione, in tal senso, è stata spesso strumentalizzata dall’uomo, ed utilizzata come giustificazione delle sue peggiori azioni: si guardi ad esempio ai massacri perpetrati dai “cristiani” durante le crociate, oppure alle prevaricazioni che ebbero luogo durante il periodo dell’inquisizione, oppure oggi giorno, si guardi all’ideologia sionista della “Grande Israele”, nata da distorte interpretazione di alcuni passi della Bibbia- in cui viene negato il diritto al popolo palestinese di esistere ed avere pacifica esistenza nella sua terra, e così via. Ognuna di queste azioni ha da sempre avuto come motto la frase: “Dio lo vuole”. Ma ci si chiede: quale dio? Il Dio che ha rivelato la Sua Parola di verità per mezzo dei Suoi profeti scelti, oppure “il dio idealizzato” la cui volontà è sempre, stranamente, in accordo col prevaricatore di turno? Perché se la volontà di Dio fosse conforme alla volontà di ogni singolo uomo, di certo ci sarebbe una guerra in ogni casa, in ogni quartiere, in ogni città e in ogni nazione! Ognuno avrebbe la sua legge e regnerebbe solo quella del più forte! E di fatti, le guerre avvengono proprio per questo motivo, poiché se gli uomini fossero tutti sottomessi alla volontà dell’Unico e Vero Dio -contenuta nella Sua Parola espressa per mezzo dei profeti- nessuno oserebbe essere iniquo, ma il problema sorge proprio quando l’uomo si erge a “divinità” di sé stesso, compiendo la propria volontà, e ancor peggio, attribuendola a quella di Dio. Ma in verità, leggendo la Sua Parola sappiamo come Egli davvero è, e sappiamo che non vuole affatto che l’uomo fraintenda o alteri la Sua Parola. Il problema nasce in quei casi in cui, l’uomo, seppur religioso e apparentemente credente, si erge a interprete della Parola di Dio e si pone come l’unica incontestabile autorità in grado di svelarne i significati più reconditi, imponendo a tutti i fedeli di quella religione di riconoscerlo come unico depositario della verità, e imponendo loro di riconoscere come autentica solamente quella determinata interpretazione scritturale, anche se quest’ultima contrasta con l’insegnamento contenuto nella Parola divina. Ed è così che avviene gradualmente il consolidamento delle “tradizioni” nate dall’uomo, non più conformi alla Volontà divina ma anzi a quella umana. Ciò, come vedremo, è proprio quello che è avvenuto nel cristianesimo, ma non solo.

     Non è dunque sempre vero che ogni qual volta un uomo affermi di dire o di conoscere la verità, la dica o la conosca davvero, anzi: spesso l’uomo afferma una dottrina come “verità”, solo perché in essa intravede il soddisfacimento dei suoi desideri. Molte volte l’uomo crede che il bene sia ciò che gli farebbe ottenere quel che desidera, e crede che la verità sia ciò che permetterebbe tale realizzazione, mentre tutto quello che non permetterebbe la realizzazione dei suoi desideri viene da lui considerato come un male e come una falsità. Faccio un piccolo esempio: per un ebreo che ha innalzato a divinità il suo paese, la sua etnia, il suo ideale politico e la sua religione, sentendosi superiore a tutti gli altri popoli del mondo, è normale accettare il sionismo, perché tale dottrina giustifica la sua visione malata del mondo, e magari gli garantisce notevoli privilegi all’interno della sua comunità. Sarà dunque normale per tale individuo affermare che “il sionismo è verità, ed è cosa buona e giusta.” Parimenti, per uno che si definisce cristiano e che desidera i piaceri terreni e la gloria, e ha constatato che considerare Cristo come fosse Dio gli procura ciò, sarà normale affermare che “è cosa vera, buona e giusta credere che Cristo sia Dio”, ma ciò non perché sia vero, ma perché gli garantisce ciò che desidera e in tal senso, lo fa stare bene. Allo stesso modo, per un ateo è normale affermare che “è cosa vera, buona e giusta affermare che non esiste alcun Dio e che la verità assoluta non esiste”, cosicché egli possa sentirsi libero di fare ciò che vuole, senza dover chiedere scusa a niente e nessuno, senza provare rimorsi, senza avere limitazioni, e senza doversi “sottomettere” ad un’Autorità Celeste superiore. Ciò che si crede si è, e si crede in qualcosa in base a ciò che si desidera o in base a ciò che si vuole essere. Di conseguenza, ciò significa che la maggior parte degli uomini quando affermano che qualcosa sia vero, buono e giusto, lo fanno non perché tale cosa sia davvero buona, vera e giusta, ma solamente perché essa permette loro di ottenere ciò che vogliono, o di essere chi vogliono. Infatti, gli idoli giustificano le passioni, e l’uomo sceglie la sua “religione” soltanto in vista degli obbiettivi che intende raggiungere; “Voglio essere ricco e prestante? Voglio essere bello e forte? Voglio essere libero e godere di ciò che voglio? Vediamo quale idolo mi permette di ottenere ciò!”; così l’uomo, anziché utilizzare la ragione per arrivare alla verità, la sfrutta come mezzo per poter distorcere la verità stessa, in favore dei propri desideri, e in molti casi utilizza come tramite proprio la religione, la quale, se strumentalizzata, può condurre l’uomo alle peggiori barbarie e spietatezze, a causa del suo forte potere di influenza emotiva sulla gente.

     Disse il profeta Muhammad, su di lui siano la pace e le benedizioni divine: “Le azioni valgono secondo le intenzioni ed ogni uomo avrà secondo il suo intento. Chi emigra per Iddio e il suo messaggero sappia che la sua emigrazione vale come fatta per Iddio e il suo messaggero; mentre chi emigra per avere dei benefici materiali o per sposare una donna, sappia che la sua emigrazione vale per lo scopo per cui è emigrato”. (Riportato nel Sahih al-Bukhari e nel Sahih Muslim) 

Va da sé che dunque, ci sono uomini che cercano la verità solamente con l’intenzione di trovarla, e una volta averla trovata la accettano umilmente, anche se essa potrebbe procurar loro dolore e imporrebbe loro un drastico cambiamento nella loro vita; al contrario, ci sono uomini che accettano la verità soltanto finchè essa è in accordo coi loro desideri, o fintanto che essa permette loro di ottenere quel che desiderano, ma non appena essa non glielo concede, fanno voltafaccia e cambiano strada, mescolando quella verità con altre mille menzogne. Entrambi i tipi di uomini appena citati affermano di conoscere la verità, ma solo i primi sono i sinceri, mentre i secondi sono i bugiardi, in quanto, solo i primi hanno davvero l’intenzione di trovare la verità, mentre i secondi hanno per intenzione altro, di solito l’ottenimento di futili piaceri mondani, o il raggiungimento del potere e della fama. Chi ha il cuore sordo e cieco, colmo di bramosia per questa vita, non riuscirà mai ad accettare la verità che gli è nascosta, e magari, pur avendola conosciuta, la manipolerà o la negherà del tutto.  Per cui, un uomo che accetta davvero la verità non adatta quest’ultima ai suoi desideri, ma i suoi desideri a quest’ultima. Non è infatti un caso, che il cercatore di verità non potrà mai interpretare male la Parola di Dio, perché la sua intenzione è pura, scevra da ogni condizionamento delle sue passioni e dei suoi desideri, e scevra da ogni influenza esterna, come ad esempio le opinioni di un amico, di un parente, di un professore, di un affetto, e così via. La verità si accetta inizialmente sempre per sé stessi, e in seguito, se diffusa, può beneficiare anche coloro che la accettano. Ma non tutti gli uomini sono sempre pronti ad accettarla, anzi, la maggior parte di loro vorrebbe vivere sulla terra e godere per mille anni, senza mai dover “subire la pesantezza” della verità e la responsabilità che essa comporta: è un peso, un enorme peso, e loro non se la sentono di farsene carico. Ciò perché il loro cuore è diventato corrotto, si è frantumato (la stessa parola “corrompere”, deriva dal latino “corrumpĕre” e significa “rompere, danneggiare qualcosa”) e così come un vaso pieno di crepe non riuscirebbe mai a contenere dell’acqua al suo interno, così il cuore dell’uomo corrotto, non riuscirebbe mai a “reggere il peso” della verità.


     Ora, come abbiamo già detto, religione non è sinonimo di verità; essa, infatti, di per sé non vale nulla, è una parola astratta e vaga. Se un uomo seguisse una religione solamente a causa dell’attaccamento che ha verso di essa, tale religione non gli gioverebbe a nulla, perché essa è solo un mezzo che serve all’uomo per purificare sé stesso ed accedere alla verità. Così come il dito puntato verso il Cielo serve per mostrare la luna a chi guarda, parimenti l’autentica religione è quel mezzo che indica all’uomo la Via verso lo scopo ultimo dell’uomo, ossia ottenere la libertà, la soddisfazione e la pace dello spirito per mezzo del compiacimento del Creatore, Colui che è la Verità. Ma avere in amore la religione e dimenticarsi del Creatore, è da stolti, così come sarebbe da stolti soffermarsi a guardare il dito anziché la luna: perderemo lo spettacolo celestiale che la luna ci offrirebbe. Oppure, sarebbe come puntare lo sguardo sulla freccia che stiamo per scoccare, anziché sul bersaglio verso il quale essa è diretta: mancheremo il bersaglio. Ecco perché non si deve accettare una religione solamente soffermandosi sui suoi aspetti esteriori, tradizionali e rituali, ma bisogna andare a fondo e cercare se in essa c’è verità, vedendo a cosa essa esorta, a cosa guida, e dove dirige gli uomini. "Prima di prendere un percorso bisogna guardare la sua fine", dice un detto ebraico.

     L’uomo sincero cerca la verità in tutte le dottrine, e una volta averla trovata la fa propria, e non segue definitivamente una dottrina fintanto che non ne trovi una che sia “toccata” dalla verità in tutti i suoi punti, che non presenti in essa contraddizioni, stranezze, ambiguità e forzature che impongono il piegarsi della ragione e la schiavitù dello spirito. Dio vuole liberare lo spirito e illuminare la ragione dell’uomo, e non desidera anzi, come purtroppo erroneamente si crede, “il sonno della ragione”, l’oscurantismo, l’oppressione dell’uomo. Ciò vuol farlo credere Satana, che desidera che l’uomo rimanga schiavo delle sue illusioni, vivendo all’oscuro della verità, sprecando la sua esistenza e finendo assieme a lui nel baratro.



Opera di Francisco Goya "Il sonno della ragione genera mostri"

     Ma cosa si intende esattamente per religione? Purtroppo, molti attribuiscono a tale parola una connotazione errata. Quelli che affermano che “la religione ha rovinato l’umanità”, ignorano il fatto che anche loro ne seguono una. Religione, infatti, non riguarda solo l’ambito per così dire spirituale, ma riguarda qualsiasi dottrina e/o credenza che sia sostenuta e praticata da un gruppo di uomini più o meno numeroso, e che comprenda una teoria e una pratica. Insomma, tutto ciò che costituisce un modo di essere, unisce gli uomini e possiede una parte teorica e una pratica, è religione. Ad esempio, religione è aderire ad un’ideologia politica o filosofica, è praticare un certo stile di vita, è idolatrare una celebrità seguendo ciò che fa e che afferma, è seguire le proprie passioni e così via. La parola “religione, infatti, deriva appunto dal termine latino “relegĕre”, ossia “raccogliere assieme”; tale significato si riferisce all’effetto principale della religione, ossia quello di raccogliere gli uomini in un unico credo, sotto un’unica bandiera, in un’unica pratica e in un’unica comunità. Va da sé che, ad esempio, anche l’ateismo è una religione, come il comunismo, il fascismo, il movimento hippy, uno sport, un lavoro, e così via; tutto ciò, se “divinizzato”, diventa religione, e l’oggetto che in essa si adora diventa un idolo. Ognuno di queste “fedi” possiede infatti una teoria e una pratica, possiede un oggetto di culto (o idolo), possiede un “profeta”, possiede dei “libri sacri”, possiede dei “luoghi di culto”, possiede una “bandiera o simbolo” e possiede dei “seguaci”. Non ci credete? Facciamo un esempio pratico. Osservate la maggior parte delle persone oggi giorno: essi hanno un “dio”, ossia il piacere e dunque il loro “io”, poiché in quanto edonisti, essi compiono ogni sforzo e ogni azione mirando alla soddisfazione del piacere sensoriale, come ad esempio quello sessuale, quello dell’uso di sostanze inebrianti, quello di perdersi nei divertimenti, nelle futilità, nelle passioni, e così via. Questo è l’oggetto di culto. Poi ci sono i loro “profeti”, che “guidano” verso tali strade di perdizione e vanità, che sono le celebrità, come i cantanti, gli scrittori, gli atleti, gli “influencer”, e così via. Ci sono poi i loro “libri sacri”, cioè i social media, le riviste, le canzoni, i film e i libri in cui essi trovano ulteriore motivazione e sostegno per poter ottenere ciò che desiderano. Ci sono poi i “luoghi di culto”, ossia i pub, i cinema, i concerti, gli stadi, i teatri, le sale da gioco, le discoteche, le palestre, i night-club, e così via, cioè tutti quei luoghi in cui si consuma la loro “adorazione”. Tutto questo unisce gli uomini sotto un’unica atmosfera, rendendoli “uguali” tra loro, ma non esaltando la loro particolarità individuale facendo sbocciare il meglio di loro, ma piuttosto appiattendo ogni eccellenza e distruggendo ogni straordinaria eccezione, rendendo l’umanità simile a una grigia poltiglia di consumatori dagli occhi spenti, voraci sempre più di materiale da consumare, sia esso pornografia, sport, musica, vestiario, alcolici, droghe o altro. Non costituisce forse, tutto ciò, una religione? Certo che sì, e prende anche un nome generico: quello di “nichilismo”, ossia il “nullismo”, in quanto la parola latina “Nihil” significa “niente”, ed è dunque la religione che accomuna l’uomo attorno al “nulla”, rendendolo nulla, ed ha come unico fine l’edonismo, ossia l’ottenimento del piacere, che mira ad annullare lo spirito, e dunque la figura di Dio, e di conseguenza è ovvio che tale religione non desidera la verità ma il piacere. Tutto qui. Dice a tal proposito l'Altissimo, riguardo coloro che seguono tale religione e che costituiscono la maggior parte degli uomini:

"E se non ti rispondono [al tuo richiamo al seguire la veritá], sappi allora che seguono [solo] le loro passioni, niente di più. Chi è più sviato di chi segue la sua passione senza guida alcuna da parte di Allah? In verità Allah non guida gli ingiusti." (Al-Qasas 28:50)

Questa del "seguire le proprie passioni e i propri desideri" è la religione maggioritaria di coloro che popolano il Pianeta nel XXI secolo, anche se non lo sanno, e molto probabilmente sono convinti di non appartenere ad alcuna religione, o sono convinti di essere “anti-conformisti”, quando in verità si conformano a tutto quello che hanno attorno. Infatti, dal momento in cui si seguono le stesse tendenze della massa, si è assimilati ad essa e la si segue fino alla fine, subendone le stesse sorti. Dunque, non tutte le religioni presenti nel mondo conducono alla verità, alla giustizia, alla salvezza e al bene. 

     Per questo, si possono distinguere in breve cinque tipologie di “religioni” presenti nel mondo:

1. Le “religioni ego-centriche”, basate su congetture e menzogne, ruotano attorno al culto dell’Io, mirano all’appagamento del piacere fisico e negano Dio, l’anima, l’esistenza di una verità assoluta e della vita dopo la morte;

2. Le “religioni speculative” nate dalla riflessione e dall’esperienza di vita del loro fondatore, ma senza una rivelazione divina;

3. Le “religioni tradizionali”, cioè quelle consolidatesi nel tempo in seguito ai racconti e alle usanze degli uomini di un dato popolo;

4. Le “nuove religioni”, cioè quelle religioni mai esistite prima, composte da più elementi di varie religioni mescolati fra loro (sincretismo), fondate da uomini spesso rivelatisi impostori o riformatori sociali;

5. Le “religioni rivelate”, cioè quelle scaturite non dall’uomo, ma da Colui che lo ha creato, assieme all’Universo.


     Il primo tipo di religioni, cioè quelle “ego-centriche”, sono quelle che non hanno come obbiettivo la ricerca della verità ma piuttosto il soddisfacimento del piacere edonistico, e accettano la verità fintanto che quest’ultima è in accordo coi desideri dell’ego (dell’io), altrimenti la negano, forgiandosi una loro “verità personale” su misura a mo' di maschera di bronzo, o di corazza. Secondo tali dottrine l’uomo è il centro del cosmo e il suo stesso dio, e il raggiungimento del piacere e del successo è il fine ultimo della sua esistenza, infatti, principio cardine di tali dottrine è sintetizzato nel motto “Crowleyano”: “Do what thou wilt shall be the whole of the Law”, ossia “Fa ciò che vuoi, questa sarà l’unica legge”. A questa categoria di “religione” appartengono dottrine come l’ateismo, l’agnosticismo, il comunismo, il fascismo, il satanismo, l’anarchismo, l’edonismo, il nichilismo, il “thelemismo” (ossia il modo di vivere scaturito dalla filosofia Thelèma di Alistair Crowley: egli è stato un occultista, praticante di magia nera e padre fondatore della filosofia Thèlema), il relativismo e così via.


"Maschera nera posta sul nudo volto della verità, è la menzogna."

     Il secondo tipo di religioni è quello “speculativo”, al quale appartengono quelle dottrine aventi origine dalla riflessione speculativa e dalla mera esperienza dei sensi e della psiche. Tali dottrine, seppur avendo in esse parti di verità e seppur dichiarandosi portatrici di quest’ultima, non possono essere considerate del tutto veritiere perché si basano solamente sull’utilizzo limitato della mente dell’uomo e sulla sua esperienza di vita, al di là delle quali egli non può conoscere altro. Esempi ne sono il buddismo, parte dell’induismo, il taoismo, il giainismo, lo zen, lo gnosticismo, il confucianesimo, e in generale la maggior parte delle dottrine mistico-filosofiche che escludono a priori la figura di Dio, o comunque considerano l’esistenza di un’“Energia Primordiale cosmica” ma escludono le sue Rivelazioni (Torah, Vangeli, Salmi, Corano, Veda, ecc.) oppure le considerano solo in quelle parti che più desiderano ma non del tutto, e si basano solo ed esclusivamente sullo sforzo dell’elucubrazione umana e sull’esperienza “gnostica” dei loro fondatori. In tali dottrine, si incontrano spesso contraddizioni e ambiguità, forzature, idealismi spesso difficili se non impossibili da applicare nella vita quotidiana e frasi fatte senza radici che non portano alcun frutto. Esse richiedono ai loro fedeli di “produrre frutti”, ma non spiegano loro però come poterli produrre, o comunque, il modo col quale esse intendono far “produrre quei frutti” non è conciliabile con la realtà in cui si vive. Ad esempio, nel buddismo o nel taoismo si richiede al suo fedele di essere compassionevole, retto, giusto, saggio, verace, coraggioso, virtuoso, e così via, ma la meditazione non basta per poter ottenere ciò, specie in una società caotica, materialista e perversa come questa. Non è un caso che il buddismo, affinché la sua pratica sia eseguita fedelmente, richieda isolamento e monachesimo (dunque castità a vita), abbandono del mondo e di ogni desiderio, e ciò è un modello di vita incompatibile con la specie umana, in quanto, se ogni uomo e donna del mondo agissero in tal modo, l’umanità cesserebbe d’esistere. E poiché l’illuminazione è la meta finale che tali dottrine si prefiggono di raggiungere, ma essa non si può ottenere se non mediante tale tipo di vita monacale, ecco per quale motivo tali dottrine sono innaturali e controproducenti. Esse promettono l’illuminazione al fedele che le persegue, ma spesso quest’ultimo vive nell’illusione dell’attesa dell’illuminazione, spesso suggestionandosi all’idea di averla raggiunta, quando in realtà non è così. Tali sono le dottrine che hanno una “spruzzata” di spiritualità, ma vengono seguite più che altro per tradizione (da chi risiede nei paesi a maggioranza buddista, taoista, induista e così via), o per moda, come quegli occidentali i quali, vivendo da anni immersi nel materialismo distruttivo, intravedono in quelle dottrine uno spiraglio di spiritualità e saggezza, preferendole assai più a dottrine come Cristianesimo e Islam, perché a differenza di quest’ultime, esse sono “liberali”, non hanno proibizioni specifiche né ammonimenti, e non hanno un giudizio chiaro su tutte le cose ma lasciano molto “liberi” di interpretarle come meglio si crede.

Inoltre, tali dottrine affermano che per raggiungere la soddisfazione e dunque l’illuminazione, bisogna essere generosi, gentili, buoni, giusti e così via, ma il fatto però è che bisogna trovare quel qualcosa che ci faccia possedere tali qualità, in quanto, per poterle ottenere non si può meramente “pensare di averle”, perché in tal modo non si otterrebbero mai. Così come un uomo non si disseterebbe mai soltanto “pensando” all’acqua, ma lo sarebbe solo se la trovasse e la bevesse, parimenti l’uomo non può acquisire tali qualità soltanto desiderandole o pensandole, ma trovando anzi quel qualcosa che gliele farebbe ottenere, e ciò è Iddio e la Sua Parola, Fonte suprema di ogni bene. Nella stragrande maggioranza, infine, di tali dottrine o religioni filosofiche si riscontra l’ideologia della metempsicosi (o reincarnazione), teoria filosofica d’invenzione umana.

"Albero senza terreno, è l'idea umana priva del solido e fertile terreno della verità rivelata dal Creatore: essa non produrrà frutti."

     Il terzo tipo di religioni è quello delle “religioni tradizionali” (o anche dottrine tradizionali), cioè quelle formatesi in seguito ai racconti, alle leggende, agli usi e ai costumi che di padre in figlio si sono tramandati in un determinato popolo, finchè l’origine di tale dottrina è divenuta ignota e finchè la gente che la pratica lo fa solamente, appunto, per tradizione, senza saperne il perché. Esempi ne sono lo shintoismo, lo sciamanesimo, l’animismo, il ceondoismo, e in generale il politeismo, la mitologia, la magia, le superstizioni popolari ed ogni innovazione aggiunta dall’uomo ad una determinata dottrina. In un certo senso anche l’induismo, lo zoroastrismo, e certe parti di cristianesimo ed ebraismo possono essere raggruppate in questa categoria di religioni, in quanto, ebbero origine divina ma furono in seguito (in parte) alterate da innovazioni aggiunte dall’uomo, tramandate per tradizione, e cristallizzatesi nella loro forma finale come facenti parte di quella determinata dottrina, quando in realtà ne erano estranee. In tal senso, l’uomo ha da sempre teso, con la tradizione accumulatasi nel corso dei secoli, a mescolare il vero col falso, corrompendo così -in piccola o grande parte- l’autenticità della Religione della Verità. Per questo la tradizione è un male, in quanto annerisce la verità, rendendola meno chiara e più oscura agli occhi della gente, che persegue una data dottrina non più perché essa “è vera”, ma perché “è tradizione”. Ma come è possibile ciò? Giusto per farlo comprendere meglio al lettore, farò un esempio: da un monte sgorga una fonte di acqua limpida e pura dalla quale gli abitanti del villaggio che vivono vicino ad essa si dissetano, elogiando tale fonte per la purezza della sua acqua; ma più quest’ultima scende a valle, più si infiltra nelle rocce, nei canali, e infine nelle tubature per arrivare in città, più essa diviene torbida e sporca, a causa dei detriti e dei rifiuti che incontra durante il percorso e che trascina con sé. Sicché, alla fine del percorso, l’acqua che arriva nella città non è più uguale a quella limpida che sgorgava inizialmente dalla Fonte, e gli abitanti non possono berla perché non è più potabile. Cosa significa questa storia? Sicuramente, la Fonte rappresenta la Verità contenuta nella Parola di Dio trasmessa nei secoli per mezzo dei profeti. Gli abitanti che abitano vicino alla Fonte e che si dissetano direttamente da essa rappresentano coloro che vivono secondo la Parola di Dio senza aggiungervi nulla, mantenendo in tal modo pura la Sua sostanza, mentre gli abitanti di città rappresentano coloro che sono lontani dalla verità perché hanno lasciato che la dottrina di Dio si mescolasse con le falsità dell’uomo, non potendone più giovarne -se non in piccola parte- perché essa è divenuta troppo sporca e corrotta. Parimenti, la religione della verità, al momento iniziale della sua trasmissione era una dottrina pura e scevra da falsità, da incomprensioni, da dubbi e da contraddizioni. In seguito, man mano che ci si allontanava dal tempo della rivelazione di quella dottrina per mano dei profeti di Dio, gli uomini aggiungevano ad essa opinioni, dissensi, innovazioni e superstizioni che non erano mai scaturite dalla sua fonte, insozzando perciò la dottrina e rendendola diversa da com’era in principio. Ciò è successo con quasi tutte le religioni sulla terra che si dichiarano portatrici di verità, in un modo minore o maggiore: è successo con l’induismo, con lo zoroastrismo, con l’ebraismo, con il cristianesimo, e così via. Per comprendere dunque dove si trova la verità, bisogna risalire a quella fonte, andando alla ricerca della sua acqua pura, anziché accontentarsi di bere quella malsana che è lontana da essa. Ma tale ricerca, deve essere attuata con la convinzione che tale “acqua pura” esiste, ed è accessibile a tutti coloro che sinceramente la cercano.


 "L'unica varietà utile all'uomo è quella che arricchisce e che unisce, non quella che divide e impoverisce".

     La penultima categoria di religioni, ossia quella delle “nuove religioni”, non è -come erroneamente il nome lascia intendere- costituta da vere e proprie nuove religioni, ma piuttosto da sincretismi, ossia dalla mescolanza di più elementi religiosi e filosofici già preesistenti in altre dottrine, e uniti fra loro. Esempi ne sono il Sikhismo, il Mormonismo, lo Scientology, l’Avventismo, l’Ahmadiyya, il Bahaismo, l’Ayyavazhi, il Caodaismo, il Rastafarianesimo, il movimento Hare Krsna, la Soka Gakkai, la Self-Realization Fellowship, il Movimento Rajneesh, la New Age, e così via. Molti tra i fondatori di tali dottrine si sono rivelati impostori, in quanto le loro intenzioni erano dirette verso denaro, piaceri o privilegi, come nel caso del “mistici” indiani Osho e Sathya Sai Baba, accusati più volte da molti dei loro stessi seguaci di abusi sessuali, anche a danni di bambini, o come nel caso del fondatore del mormonismo Joseph Smith, accusato dal tribunale di Bainbridge di essere una persona sregolata e un impostore. Altri fondatori di tali dottrine furono invece semplicemente dei riformatori sociali, che avevano per intenzione più che altro l’unificazione del proprio popolo e l’abbattimento di certe barriere sociali, come quello del caso del Guru Nanak, il fondatore della religione Sikh, la cui dottrina è costituita da una mescolanza tra Induismo e Islam, posti assieme allo scopo di eliminare il sistema indiano delle caste, e far cessare le asperità e i conflitti fra indù e musulmani. Tali nuovi culti sono legati fondamentalmente al mondo orientale e al mondo cristiano, con tutte le sue infinte sette.     


 
Nella prefazione del libro in foto dell'occultista Julius Evola, egli cita le seguenti parole dello storico e cattolico Henri Massis, che si rivolge in questo modo ai nuovi culti al moderno "new age" spiritualista: "Il gran male d'oggi non è più il materialismo, lo scientismo, ma è una spiritualità scatenata. Ma il sovrannaturale vero, non ne risulta riconosciuto in maggiore misura. Il "mistero" [facendo riferimento alle dottrine mistiche di santoni e predicatori] avvolge tutto, s'installa nelle regioni buie dell'Io, che esso devasta, al centro della ragione, la quale esso scaccia dal suo dominio. Si è pronti a riintrodurlo dappertutto, eccetto che nell'Ordine Divino, ove esso risiede realmente." (pg. 9).  

     All’ultima categoria, cioè quella delle “religioni rivelate”, appartengono le celebri tre religioni monoteiste conosciute in tutto il mondo quali l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam, ma vi appartengono anche, in parte, religioni come lo Zoroastrismo e l’Induismo, anche se quest’ultime furono particolarmente alterate nel corso dei secoli, mentre nel caso di Cristianesimo ed Ebraismo non è stato alterato tanto il messaggio, quanto piuttosto l’interpretazione che gli uomini gli hanno attribuito. Il messaggio di tali religioni è il medesimo, ed è quello di “Adorare l’Unico Dio Creatore di ogni cosa e compiere la Sua Volontà di Verità, Giustizia e Misericordia.”. L’ultima di tali dottrine è l’Islam, ed è quella la cui Sacra Scrittura, il Corano, è ancora rimasta nella sua forma originale da quando venne rivelata, per mezzo dell’Arcangelo Gabriele, al profeta Muhammad, l’ultimo dei profeti benedetti da Dio, in linea di discendenza di Ismaele, primogenito di Abramo. Per cui, questa dottrina è autentica in ogni suo aspetto, ed è la più affidabile e fedele circa la Natura di Dio, circa la Sua Volontà, e circa la Sua Parola, mentre i seguaci delle sue due “sorelle”, ossia Cristianesimo ed Ebraismo, come già detto, hanno ecceduto nell’interpretazione scritturale, deviando di conseguenza la loro dottrina. I giudei infatti, hanno “ghettizzato” Dio, o meglio, lo hanno “etnicizzato”, definendo sé stessi come unico popolo prescelto da Dio, benedetto e meritevole del paradiso e delle grazie divine, a discapito degli altri popoli, costituito da gentili incolti, impuri e deviati. Secondo loro, Dio è solo il Dio d’Israele, e non Dio di tutta l’umanità. I cristiani invece, hanno “antropomorfizzato” Dio, associandolo a una figura umana, più in particolare quella di Gesù Cristo, profeta e inviato di Dio. I musulmani invece, riprendono l’autentica concezione di Dio contenuta sia nelle scritture ebraiche che in quelle cristiane, ma “affrancandola” dalle umane interpretazioni fuorvianti, che furono colpevoli della distorsione dell’autentico significato della Parola. Infatti, per i musulmani, Iddio è Unico ed Uno, e non compie favoritismi tra le Sue creature se non in base a coloro che Lo servono, Lo amano e Lo temono di più, e non anzi, in base alla razza, al ceto sociale, al colore della pelle e così via. Al tempo stesso, per i musulmani, Cristo non fu Dio incarnatosi uomo, ma parte del Suo Spirito incarnatosi in un corpo e divenuto creatura umana, al pari di Adamo, il primo uomo creato da Dio senza padre e senza madre, poiché Dio è Unico e Assoluto, e nulla di tutto ciò ch’Egli ha creato potrà mai essere uguale al Creatore. Nonostante le differenze ora sottili, ora più marcate, in tutte le tre religioni monoteistiche si può scorgere una medesima strada, un unico messaggio e un’unica Legge, basta leggere le parole di Mosè, di Davide, di Salomone, di Gesù, e di Muhammad, per capire che il loro Dio era il medesimo, così come uguale fu la loro missione profetica, consistente nel richiamare la gente a Iddio, l’Unico Vero Dio, esortandola a stare in guardia dal nemico mortale dell’uomo, Satana, ed invogliandola a ricercare il perdono del Signore mediante la conversione sincera, la preghiera, il digiuno e le buone opere. In dottrine invece come l’induismo e lo zoroastrismo, vi sono in parte testi rivelati, come ad esempio i Veda e l’Avesta. Tali testi, ritenuti appunto rivelati da Dio, sono però molto antichi, la datazione è incerta, così come lo è la loro autenticità. Ma ciò che è sicuro è che anch’essi parlano di un solo Dio, Trascendente, Immortale, Creatore, distruttore e Sostentatore di tutte le cose, lo Scopo Primo e Ultimo dell’esistenza, il solo in cui l’uomo può trovare rifugio, il solo che può concedere la salvezza e un luogo eterno di riposo all’anima, in cui essa troverà pace e delizia, mediante la costante vicinanza al Signore. Tali dottrine, si contraddistinguono per la loro chiarezza in tutti gli aspetti: hanno un chiaro giudizio su tutte le cose, non lasciano cadere nel misterismo, non richiedono una cieca accettazione dogmatica della realtà, ma la illuminano, mostrandone il suo vero volto. In più, esse dissetano lo Spirito, esortano al bene e migliorano l’uomo rendendolo più forte e più compassionevole, ma al tempo stesso più fermo e più giusto, in grado di resistere alle tempeste della vita e di passarle con serenità, saggezza e vittoria.


Miniatura islamica: il Profeta Muhammad  riceve la rivelazione dall'angelo Gabriele

     Il dogma, cui molti non credenti fanno riferimento quando parlano delle dottrine rivelate, è in realtà di due tipi: c’è un dogma illogico, e c’è un dogma dell’ignoto. Il primo tipo di dogma consiste nell’accettare a priori un concetto illogico senza averlo compreso e senza saperlo spiegare a chi lo si vorrebbe fare accettare. Tale tipo di dogma è dannoso, perché incatena la ragione e lo spirito umano, e non lo fa progredire sulla Via della Verità, ma anzi, lo fa regredire allo stato bestiale e all’oscurantismo, rendendo l’uomo intollerante e incapace di vedere attraverso le cose. Esempi di tali dogmi nel Cristianesimo sono la trinità, la divinità del Cristo e di Maria e l’intercessione dei santi, il potere delle reliquie, l’autorità del Papa, e così via. Il secondo tipo di dogma invece, quello dell’ignoto, consiste nell’accettare come vero qualcosa che ancora non si conosce, ma che però è comprensibile, logico e accettabile dalla ragione, come anche consiste nell’accettare qualcosa che ancora non si può vedere né toccare, ma che si può percepire con il cuore, cioè con l’anima. Ciò perché nel cuore risiede la nostra anima, ed essa arriva a comprendere la verità ancor prima della mente, la quale spessissimo, si lascia distrarre e ingannare dalle apparenze e dai piaceri dei sensi, poiché si sofferma sull’esteriore e non è in grado di conoscere se non ciò che appare, mentre quel che percepisce l’anima è verità, anche se spesso, colui che la possiede la ignora, dando più valore e importanza alla mente e ai sensi. Esempi di tali “dogmi dell’ignoto” sono l’inferno e il paradiso, la Presenza del Creatore e la Sua Onnipotenza, e dunque anche i miracoli compiuti dai Suoi servi, il Giorno del Giudizio delle anime, e così via. Tale tipologia di dogma non incatena l’uomo, ma anzi gli ricorda quella “sapienza sacra” che ha dimenticato, a causa della dimenticanza della sua stessa anima. Infatti, un uomo è la sua anima, e dunque, dimenticando la sua anima dimentica anche sé stesso. I profeti furono appunto inviati da Iddio per ricordare all’uomo chi egli sia veramente, facendolo identificare con la sua vera essenza, che è l’anima e non il corpo, e guidandolo nuovamente sulla Retta Via, la Via dell’equilibrio perpetuo che conduce alla soddisfazione suprema. Tali concetti non sono affatto favole, ma sono un anticipo di quello che verrà, come disse Paolo di Tarso: “La fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono" (Ebrei 11:1). 

     Ad esempio, noi esseri umani viviamo in una dimensione spazio-temporale specifica e limitata, ed affermare che al di fuori di essa non esista alcunché è da ignoranti ed egocentrici, perché effettivamente sappiamo di vivere immersi in un “oceano” universale, dunque siamo consci della nostra piccolezza, eppure, crediamo di sapere tutto riguardo la vita e riguardo la realtà, quando a malapena conosciamo noi stessi e coloro che ci circondano. L’uomo è davvero ingiusto e polemico. Inoltre, se non ci fosse un Giorno del Giudizio, un inferno e un paradiso, non ci sarebbe neppure un giusto motivo per conoscere la verità e compiere il bene, ma ognuno farebbe ciò che vuole, facendo il bene a modo suo, quando gli conviene, quando gli va, o quando è costretto a farlo, e credendo a ciò che vuole, quando vuole, dove vuole, come vuole e con chi vuole. Tutto ciò conduce allo sconvolgimento della creazione, e non è un caso che oggi giorno la Terra va incontro alla sua distruzione, proprio per colpa di tale confusione che dimora nell’uomo, rendendolo l’unica tra le creature ad essere fuori posto in questo mondo, per il quale egli è come un cancro letale. La rivelazione insegna e educa l’uomo, formando il suo spirito ed equilibrando il suo pensiero e le sue azioni. Chi afferma che può esserci un “moralismo” anche nell’ateismo, e in generale nell’assenza di religiosità -facendo particolare riferimento alle religioni rivelate- sta mentendo: a tal proposito disse l’ex-presidente bosniaco Alija Izetbegovic: “Non esiste un “ateismo morale”. Ci sono atei “morali”, ma non v’è alcun “ateismo morale”. La moralità degli uomini non religiosi ha la sua fonte nella religione, ma in un’antica, dimenticata religione. Il sole è tramontato, ma il calore che viene irradiato nella notte proviene dal sole.” Queste parole sono oro colato. Disse giusto l’ex-presidente bosniaco: gli atei di oggi, fanno i “moralisti” sfruttando i valori morali ed etici che il Cristianesimo ha diffuso per secoli nel mondo, e di cui oggi, ancora, in qualche vaga forma, se ne percepisce l’influenza, anche se col passare del tempo tali valori tendono a scomparire sempre più, coì come il calore svanisce sempre più dopo che il sole è tramontato, lasciando posto al buio e al freddo. Per cui, va da sé che i non credenti mentono, e vivono copiando dei modelli etico-morali di un Cristianesimo deturpato, spento, e privato della Sua Fonte primaria: cioè Dio, i profeti e la Rivelazione. Ma essi non sono solo ipocriti, ma anche stolti: infatti, non sanno che se si priva un corpo della testa, il corpo cessa di vivere, per cui ogni loro dottrina è fallimentare, così come sarebbe fallimentare aspettarsi segni di vita da un corpo senza testa. Ecco che dunque la distruzione imminente dell’umanità è più vicina di quanto si creda.    

     Il Creatore, Colui che ha dato origine ad ogni cosa, ben conosce l’uomo ed è per questo che per amor suo ha sempre avuto a cuore la sua guida, che ha come scopo finale la sua felicità ed eterna beatitudine. Come un Re che invita alcuni suoi sudditi a vivere nel suo castello, desideroso di dar loro in spose le sue figlie e di dividere con loro i suoi beni, tale è Iddio nei confronti degli uomini. Ma se i sudditi di tale Re ignorassero l’invito e decidessero di rimanere nella miseria, nel dolore e nella criminalità del luogo in cui vivono, che colpa ne avrebbe il Re? Parimenti, che colpa avrebbe Dio del male che commette l’uomo, se quest’ultimo ignora di continuo la Sua Parola e i Suoi segni? Dovrebbe forse distruggerlo? Se così fosse, non ci sarebbe più un solo uomo sulla Terra, perché ognuno, a modo suo, è un peccatore. Iddio, invece, ha lasciato l’uomo libero di scegliere la sua via, ma al tempo stesso non lo ha abbandonato a sé stesso ma ha suscitato, tra gli uomini, dei messaggeri recanti una Parola di Guida alla Verità, che intende informare l’umanità circa il Giorno del Rendiconto e del suo Signore indiscusso, e circa le sorti dei buoni e dei malvagi. Dunque, dice Iddio, “Oh uomini, state in guardia!”. Se l’uomo ignora la Guida, è forse colpa di Dio? Se un genitore crescesse il proprio figlio con amore e pazienza, indicandogli la via del male e quella del bene e avvisandolo di una punizione o di un premio in base al suo agire, ma lasciandolo libero di fare le sue scelte, che colpa avrebbe poi quel genitore se, una volta uscito di casa, quel suo figlio facesse il contrario di tutto ciò che aveva ascoltato e appreso? Di sicuro, il genitore sarebbe innocente e ogni colpa sarebbe da imputare al figlio disobbediente e ingrato, e quando esso tornerà a casa, sarà giustamente punito dal genitore. Lo stesso è con l’uomo. Come potrebbe entrare nel Regno di Dio, se non ascoltasse la Sua Parola? Come potrebbe, un invitato a una festa, presentarsi a tale festa pur ignorando i requisiti per potervi partecipare, e pur disprezzando colui che ha organizzato la festa? Non solo sarebbe da arroganti, ma anche da approfittatori!

     Dunque, l’uomo, per avere la salvezza non dovrà far altro che attenersi ai “Libri di istruzioni” che il Creatore ha concesso alle Sue creature, ma purtroppo, specie oggi giorno, sono molti gli uomini che rinnegano tali scritture rivelate (Torah, Vangelo, Salmi, Corano…) considerandole delle mere favolette, nonostante contengano davvero la verità. Infatti, non è vero che l’uomo non conosce la verità perché questa gli è nascosta ed è nota invece solo a pochi eletti, e non è neppure vero che non esiste alcuna verità assoluta; è invece vero che egli “finge” di non conoscere la verità proprio perché essa è sotto il suo naso, e pertanto è più comodo raggirarla che accettarla, ma alla fine la si dovrà comunque affrontare, per amore o per forza. Come la vicenda di un uomo che dimentica le chiavi di casa attaccate alla sua porta, e fa il giro del mondo per cercarle ma non le trova, e al suo rientro, le ritrova proprio attaccate alla sua porta, dove le aveva lasciate: bastava solo desiderare di tornare a casa, ma molti preferiscono guardare altrove, ingannati dal fatto che “tanto non v’è alcun ritorno a casa”, suggestionati da false speranze. Con la verità è lo stesso: basterebbe solo guardare con umiltà al proprio cuore e desiderare la Pace Eterna del Ritorno alla nostra condizione di purezza originaria, cercare il perdono di Dio, fare il bene ai genitori, ai parenti, al prossimo in generale e a tutti coloro che abbiamo danneggiato, purificando in tal modo il nostro cuore e riguadagnandoci il favore divino di Colui che ci ha creato, che ci farà morire e che ci riporterà di nuovo all’esistenza.

     Tutti coloro che seguono religioni prive di una matrice divina, non praticano altro che il nulla più assoluto: infatti, tali dottrine non sono in grado di guidare l’uomo alla verità autentica, ma alla mezza verità, mescolata con menzogne. Così come un viaggiatore non riuscirebbe mai a vedere chiaramente il paesaggio che lo circonda a meno che non salga su un’altura, parimenti l’uomo non riuscirebbe mai a comprendere con chiarezza tutto ciò che lo circonda e tutto ciò che è dentro di lui, se non attraverso la Rivelazione divina in cui v’è la conoscenza del mondo “dall’Alto” e non “dal basso”, dal “dentro” e non dal “fuori” dell’apparenza. Così come nessuna creature sulla Terra potrebbe mai dissetarsi a meno che Iddio non faccia scendere dal Cielo la pioggia, parimenti l’uomo non saprebbe trovare la soddisfazione dell’anima senza la Parola divina che “scende dal Cielo” come la pioggia e vivifica i cuori.

     È proprio per questo motivo che, in ogni epoca, Dio ha inviato la Sua Parola agli uomini, e quest’ultimi l’hanno rilegata in libri, in modo tale da poterla conservare e studiare, salmodiare durante la preghiera, leggerla nei momenti di difficoltà o di benessere, e meditando sui suoi significati in ogni tempo. Ma ahimè, spesso la Parola di Dio fu talmente alterata e offuscata dalla corruzione umana, che ne venne compromesso anche il suo significato originario e, di conseguenza, il suo vero potenziale di guida e cura dei cuori; similmente a un lago che dopo vario tempo di assenza di piogge comincia a far imputridire la sua acqua e ha bisogno di una nuova “stagione delle piogge” che elimini l’acqua impura, sostituendola nuovamente con quella pura e limpida della pioggia, parimenti, quando gli uomini corrompono la Guida che Dio aveva dato loro, non riescono più a trarne “dissetamento”, e pertanto ne abbisognano di una nuova per tornare ad essere guidati e puri. E questo è il motivo per cui Iddio non ha rivelato la Sua Parola solo una volta, ma più volte, in diverse occasioni e in diversi luoghi. Infatti, quando la tradizione umana insozzava la purezza della verità divina, quest’ultima si corrompeva e diveniva meno chiara, poiché il popolo che adatta la Parola divina alle sue tradizioni la corrompe, mentre il popolo che adatta le sue tradizioni alla Parola divina, la purifica.

 

     Ma poiché nel mondo “non tutto è oro quel che luccica”, ovvero, non tutto ciò che viene spacciato per “vero e autentico” lo è davvero, e poiché ci sono molti falsi profeti, come è possibile riconoscere i sinceri dai bugiardi, la verità dalla menzogna? Questi sono dubbi che rendono schiavo l’uomo, lasciandolo nel buio dell’ignoranza, così come si lascia nel buio qualcuno che è chiuso in una camera con porte chiuse e tapparelle abbassate, inconsapevole del sole che splende fuori. In questo stato di confusione, infatti, l’uomo tende ad accettare tutto tranne la verità. Infatti, in preda a tali dubbi laceranti, egli è smarrito e non sa dove volgere il capo, aggrappandosi ai futili intrattenimenti e ai piaceri passeggeri, che con la vecchiaia e con la morte svaniranno così come l’ombra svanisce al sorgere del sole. Che fare dunque? Come dirigersi sulla Retta Via? L’uomo deve forse aspettare la morte per conoscere la verità? Certamente no, allora sarebbe troppo tardi. Prima di tutto, bisogna desiderare ardentemente di trovare la verità, ricercandola con mente scevra da pregiudizi e preconcetti, ed accettarla ovunque la si trovi, perché il suo valore è inestimabile, ed è l’unica cosa in grado di liberare l’uomo, come disse Gesù:

“Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Giovanni 8:32)


     La verità ha però dei prerequisiti fondamentali per poter essere definita tale, poiché altrimenti, tutti potrebbero facilmente esserne detentori per il sol fatto che affermano di conoscerla. Ma c’è un codice preciso che aiuta l’uomo a capire come è davvero la verità. Questi sono i "venti caratteri della verità”, e sono così elencati:

 I 20 caratteri della verità:

1-La verità è chiarezza e luce, non oscurità, mistero e segretezza: se un concetto presenta dei “punti oscuri” sui quali è assolutamente proibito questionare, quella sarà falsità, perché la verità è chiara come la luce del sole, e non è stata rivelata da Dio se non per illuminare il cammino dell’uomo, come disse Gesù: “Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce. Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce.” (Lc. 8:16,17). Dio ha infatti rivelato la verità con chiarezza e l’ha spiegata con segni che ne dimostrino l’assoluta evidenza; solo i bugiardi invece propongono il “misterismo”, ossia l’accettazione dogmatica di concetti complessi di cui solo loro conoscono l’interpretazione. Ma il misterismo è menzogna e tenebra, e la tenebra è sintomo di falsità e inganno. Infatti, la falsità e le opere malvagie vengono praticate “nel buio” e vengono dunque nascoste, perché i bugiardi e i malvagi non amano che le loro opere vengano rese note, cosicché tutti possano accorgersi della loro falsità e malignità. Disse infatti Gesù: “La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.” (Gv. 3:19,20,21).

In questo campo, molti vengono ingannati dal “sacro silenzio” dei fondatori di queste dottrine, ritenendoli saggi, anche se essi non spiegano nulla e non chiarificano nulla, limitandosi a dire ciò che le folle amano sentirsi dire, oppure affermando: “La risposta la capirai col tempo…ora non sei pronto!”. Falso! Sono piuttosto essi che non conoscono la risposta. Non è infatti il silenzio alla domanda posta, il requisito per poter giudicare se qualcuno è saggio oppure no, come disse il Re e profeta Salomone: “Anche lo stolto quando tace, è ritenuto saggio e, quando tiene chiuse le labbra, è considerato intelligente.” (Proverbi 16:28). Non abbiate dunque paura di fare domande: se è verità troverete risposte. Dice infatti Iddio, al Suo profeta: “Non proporranno alcun interrogativo, senza che [Noi] ti forniamo la verità e la migliore spiegazione.” (Corano 25:33). Se chiedete a Dio la verità, Egli vi risponderà, ed anzi, la sua risposta sarà così tagliente ed ovvia che molto probabilmente sarete voi a dover rivalutare voi stessi. Iddio ha da sempre posto la verità sotto il naso dell’uomo, ma esso l’ha quasi sempre rigettata, insultata, ignorata o dimenticata. Le vie iniziatiche ove la verità è un privilegio per pochi eletti, sono un inganno attuato da falsi maestri i quali, credono di aver raggiunto la verità, ma non la conoscono per primi, e ciononostante pretendono di insegnare ciò che non sanno. La verità è infatti esplicita e manifesta, come la luce della luna piena in un cielo limpido notturno. Non siete voi, dunque, a dover aspettare la verità: è la verità che aspetta voi. Chiedete la verità ed essa vi si dischiuderà d’innanzi, e rimarrete esterrefatti. Disse infatti Gesù: “Chiedete e vi sarà dato. Cercate e troverete. Bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.” (Mt. 7:7,8).

 

2- La verità è una bevanda inizialmente amara, che però è medicina, la menzogna è una bevanda inizialmente dolce, che però è veleno: immaginiamo ora un uomo malato che deve prendere la medicina per guarire, e quando lo fa, essa gli pare amara e spiacevole, ma una volta averla presa viene guarito dal suo male. Costui è l’uomo che accetta la verità, pur trovando inizialmente una “pesantezza” in essa, ma dopo averla accettata viene liberato, guidato e rafforzato, e torna al suo stato originario di purezza e salute spirituale. Al contrario, immaginiamo un uomo malato convinto di star bene, che sceglie di prendere -al posto della medicina che il medico gli ha prescritto per il suo stesso bene- una buona razione di dolci. Anche se questi gli sembrano buoni e gustosi, col tempo gli causeranno moltissime malattie che lo faranno morire. Costoro sono coloro che negano la verità e preferiscono la menzogna, che però non li guarisce ma li fa ammalare ancor di più. Dice infatti Dio, a proposito di tali uomini: “Nei loro cuori c'è una malattia e Iddio ha aggravato questa malattia. Avranno un castigo doloroso per la loro menzogna.” (Corano 2:10) “Quanto a coloro che hanno una malattia nel cuore, essa aggiunge sozzura a sozzura e muoiono nella miscredenza.” (Corano 9:125). 

Essi hanno come slogan la frase: “Meglio mille comode bugie, che una sola scomoda verità”, mentre la verità ha come slogan la frase: “Meglio vivere un giorno solo nella verità, che diecimila nella falsità”. Oggi il mondo è colmo di false dottrine, e il loro carattere peculiare è la “leggerezza”, che le rende attraenti alla massa così come il letame attira le mosche o come i cadaveri in putrefazione attirano gli avvoltoi. Ma a tal proposito, riguardo tale “tentazione” della piacevolezza nel percorrere le vie che conducono alla perdizione, il profeta Muhammad disse: “La via che conduce all’inferno è comoda, ed è piena di lussi e piaceri, mentre la via che conduce al paradiso è ardua, ed è piena di insidie e prove.” e scrisse lo scrittore Gilbert Cherterton:  "La verità é sempre più dolorosa della bugia, se così non fosse, la bugia non avrebbe motivo d'esitere", giacché l'uomo inventa la menzogna solo per fuggire dalla realtà.

 

3-La verità è discernimento: alcune false dottrine -soprattutto di oggi- tollerano tutto e tutti, non hanno divieti né proibizioni, non condannano niente e nessuno e si schierano in pace con tutti. Esse non distinguono tra luce e buio, tra vero e falso, tra male e bene, ma fanno di tutto un unico miscuglio. Inizialmente esse ingannano perché appaiono come “saggi insegnamenti”, quando in realtà non sono altro che vapore, teso a svanire non appena si solleva “il coperchio” della menzogna, e ci si confronta con la realtà. La verità -che è “figlia di Dio”, cioè viene da Lui- ha il potere di discernere, e tale discernimento offre all’uomo la capacità di giudicare e separare il “grano dalla zizzania”, citati nella parabola messianica. In un mondo senza quasi più verità, come oggi giorno, gli uomini sono tutti omologati in un’unica macchia nera di menzogna e ipocrisia, poiché nessuno di essi possiede una capacità di giudizio tale da saper distinguere ciò che è davvero bene e ciò che è davvero male, ma il loro giudizio è falsato e alterato, e dipende più dal desiderio e dal tornaconto personale, che da un canone oggettivo fondato sulla verità e sulla giustizia, uguale per tutti. Dice infatti Dio, che soltanto temendoLo l’uomo potrà ottenere tale capacità di discernimento: O voi che credete! Se temete Dio, vi concederà la capacità di distinguere, cancellerà le vostre colpe e vi perdonerà. Dio è davvero dotato di grazia immensa.” (Corano 8:29).

 

4-La verità è per tutti, ma non tutti sono per la verità: la verità, per essere tale, deve poter essere accessibile a tutti gli uomini, di tutti i ceti sociali, di tutte le etnie e di tutti i tempi. Inoltre, essa è comprensibile dai membri più ricchi e potenti della società, fino ai suoi membri più semplici e non istruiti. La verità non è un qualcosa che riguarda solo ricchi o poveri, bianchi o neri, ebrei o europei, belli o brutti, vescovi o pubblicani, sovrani o sudditi, schiavi o padroni. La verità riguarda tutta l’umanità e la sua validità è estensibile a tutte le epoche.

 

5- La verità è semplice e fluida, la menzogna è complessa e forzata: se potesse essere paragonata a un fluido, la verità sarebbe olio puro: non potrebbe mai mescolarsi con la menzogna neppure se vi fosse immersa, così come l’olio, anche se posto in un bicchiere assieme a dell’acqua, non si mescolerebbe ad essa; inoltre, la verità, come l’olio, fa “scorrere” meglio tutte le cose, mentre, paradossalmente, la menzogna rende la vita colma di attriti, e forzature. Immaginiamo ad esempio che la vita, e il cuore dell’uomo, siano come un ingranaggio che ha bisogno di olio per poter scorrere liberamente e con armonia: la verità è quell’olio, mentre la menzogna, la ruggine. Disse a tal proposito Isaac Newton: “La verità si ritrova sempre nella semplicità e non nella complessità e confusione delle cose.”

 

6- La verità offre la vera liberazione, la menzogna offre false illusioni: la verità offre la vera liberazione cioè quella spirituale; il corpo, infatti, malgrado molti ne siano stoltamente convinti, in questa vita non potrà mai essere libero. Dio ha creato questa vita terrena per essere una prova, con la quale intende verificare l’operato delle Sue creature, per poterle ricondurre alla loro dimora originaria, oppure esiliarle per sempre lontano da essa. Ogni uomo ha bisogno di mangiare, di bere, di dormire, di riprodursi, di lavorare, ecc., per cui nessuno è davvero libero dal vincolo spazio-temporale, anche se vivesse una vita di lusso sfrenato, in totale libertinaggio. Costui ha sicuramente meno restrizioni nel poter fare ciò che vuole, ma deve comunque imbattersi nei limiti del suo stesso fisico, nei limiti della sua società e della legge, nei limiti del tempo e dello spazio, ma soprattutto nei limiti del suo spirito. Infatti, soprattutto oggi giorno, è stato introdotto il falso concetto neoliberista secondo il quale, per “libertà”, si intende “poter fare ed essere ciò che si vuole”, ma è un enorme inganno. Questo conduce infatti al caos più totale, alla depravazione e al pervertimento dell’ordine sociale e dell’equilibrio naturale, al decadimento dei buoni valori e alla corruzione dei costumi, alla confusione e allo scoraggiamento, alla frammentazione comunitaria di un paese e alla guerra civile, sia essa armata o oppure no. La vera libertà consiste, piuttosto, in quella dello spirito, ossia la liberazione dalla paura della morte, dal dubbio, dall’angoscia, dal vizio, dal peccato, dalla menzogna, dall’attaccamento a tutto ciò che è futile e materiale e quindi anche dall’idolatria. La verità, libera l’uomo dalla schiavitù del giudizio altrui, dall’egoismo e dalla malignità, dalla perversione e dall’odio ingiustificato, dal cattivo comportamento e dalle brutte compagnie. La verità libera la mente da ogni falso concetto insegnatoci quando ancora non eravamo in grado di discernere, e la libera da ogni complesso patologico. La verità ci libera dalla maschera che la gente vorrebbe farci indossare, e ci dona il nostro vero volto, la vera natura che Dio ha designato per noi ancor prima di farci nascere. La verità ci migliora in continuazione e ci fa evolvere, come un fiume che scorre perennemente dalla fonte alla foce, mentre la menzogna è ristagnante e puzzolente come la melma di uno stagno da cui non si può bere e in cui non ci si può lavare, perché non si rinnova mai ma ripropone sempre gli stessi concetti, fuori luogo e fuori dalla realtà. Questo e molto altro ancora, è ciò da cui libera la verità.

 

7- La verità viene confermata sia dal cuore che dalla mente: molti uomini seguono una falsa dottrina affermando che essa è logica e razionale, solamente perché in essa trovano il coronamento della realizzazione dei loro desideri più reconditi. In realtà, essi non usano la mente in modo “onesto” e disinteressato, in modo completo e scevro da pregiudizi e cattive intenzioni. Per trovare la verità, invece, si deve senza dubbio ragionare usando la propria mente, ma lo si deve fare davvero, senza “bluffare”, nel senso che si deve cercare la verità con mente limpida da ogni idea esterna acquisita nel tempo che possa influenzare o disturbare la nostra ricerca. Dio stesso infatti esorta l’uomo ad utilizzare la sua mente: “Nell'alternarsi della notte e del giorno, nell'acqua che Dio fa scendere dal cielo e per mezzo della quale vivifica la terra dopo che era morta, nel dispiegarsi dei venti, ci sono segni per coloro che ragionano.” (Corano 45:5). L’assenza di ragionamento è un segno di ignoranza e deviazione, e viene duramente condannata da Dio: “Nessuno può credere, se Dio non lo permette. Egli destina all'abominio coloro che non ragionano.” (Corano 10:100). Non sono dunque affatto autentiche quelle vie in cui viene insegnato che, se si vuole conoscere la verità, si deve annullare il proprio pensiero e il proprio intelletto, non facendo né domande e né osservazioni “scomode”. Tuttavia, non si deve neppure eccedere e fare affidamento sulla sola mente negando il cuore, poiché essa non è che in grado di cogliere le sfumature più superficiali di questa vita, ma non è in grado di cogliere l’Infinito, cioè Dio. Questa è cosa precipua del cuore. La mente, infatti, fa affidamento sui sensi (udito, olfatto, vista, tatto e gusto), e giudica solo in base ad essi. È utile fino a un certo punto, ma poi smette di accompagnarci e ci lascia davanti al nostro cuore; quest’ultimo invece, è il possessore dell’anima, scruta le profondità della realtà e ne coglie l’essenza. Il cuore palesa tutti i pensieri che la mente gli offre, e li valuta: se esso è corrotto e tendente al male, accetta i pensieri di falsità e malvagità che Satana gli sussurra, amandoli (prendendoli a cuore), e li rimanda alla mente, la quale, li rielabora traendone una giustificazione per poterli concretizzare (ecco come gli uomini arrivano a giustificare i mali e le perversioni peggiori). Se invece il cuore è sano e tendente al bene, accetta i pensieri di verità e bene che Iddio gli ispira, amandoli e chiedendo alla mente il modo per poterli attuare. Il cuore è “comandante” dell’uomo, e la mente è la serva che agisce solo in base alla sua approvazione o al suo diniego. Come si dice: “Al cuor non si comanda”. Se presa da sola, dunque, la mente è insignificante, così come sarebbe insignificante una nave senza alcun marinaio a bordo: essa si perderebbe. Ecco perché dunque non basta essere intelligenti per poter trovare la verità: conta molto di più avere un buon cuore. Il corpo è “tempio dello spirito” (1Corinzi 6:19), e più precisamente, tale spirito alberga nel cuore. Un giorno, alcuni uomini chiesero al profeta Muhammad: “Messaggero di Dio, posso arrivare a Dio con la mente?”. “È impossibile” -rispose lui- “Piuttosto, con la mente ragiona osservando la creazione, e ciò ti farà comprendere che Dio è Colui che è, Colui per il quale tutto esiste. Ma a Dio si arriva con il cuore.” 

È dunque questione di “pensare meno, sentire di più”. Ciò non toglie ovviamente il fatto che si debba smettere di pensare, o che la mente debba essere del tutto soggiogata dal cuore, poiché anche ciò costituirebbe un eccesso che condurrebbe alla follia più totale, alla deviazione o alla depravazione. Si intende piuttosto che la mente, nella comprensione della verità, compie un lavoro di superficie, mentre il cuore dischiude all’uomo il portale che conduce ad essa. Similmente, si potrebbe dire che la verità è come un messaggero che viene accompagnato dalla mente, nel suo cammino, finchè non giunge davanti al cuore; una volta arrivata d’innanzi a lui, se tale uomo desidera la verità, il suo cuore si aprirà e la lascerà entrare dentro, mentre se la odierà, il suo cuore resterà chiuso e la respingerà. Ecco che dunque, sia cuore che mente cooperano assieme per trovare la verità, anche se la prima va alla ricerca della verità, mentre il secondo pone a giudizio ciò che gli è stato procacciato dalla mente.

"Fune tesa tra cuore e mente è la veritá, e l'uomo che vuole camminarvi sopra deve porsi in equilibrio fra i due. Se esso sporge più da una parte, cade."

Oggi giorno, alla mente viene attribuita una funzione che invece dovrebbe spettare al cuore, cioè viene detto che “tutto dipende dalla mente”, ma in verità non è così: non basta smettere di fare pensieri cattivi per uscire dalla depressione, e non basta pensare cose belle per poter dimenticare i traumi o gli abusi subiti. Non basta pensare di essere persone migliori per poter cambiare davvero, e non basta pensare di ottenere ciò che si vuole, per poterlo davvero ottenere. Tutto ciò non è altro che ingannevole suggestione, per mezzo della quale l’uomo si auto convince di essere dio di sé stesso, quando in realtà è vittima di menzogne e ipotetiche congetture, che crolleranno non appena esso scoprirà di non essere in grado di ottenere tutto ciò che pensa di poter ottenere, e di non essere in grado di essere ciò che pensa di essere. In questo caso, il perdono di Dio e la Sua presenza percepita dal cuore, è l’unica cura in grado di risollevare l’uomo e guarirlo da ogni male, rendendolo edotto su ciò che esso è in realtà: un’anima rivestita da un corpo di carne. Disse infatti il profeta Muhammad: “Nel corpo dell’uomo c’è un pezzo di carne il quale, se corrotto, rende corrotto tutto il corpo, mentre se sano, rende sano tutto il corpo. Tale pezzo di carne è il cuore.”  Per tutti questi motivi, la verità è come un equilibrista che cammina su un filo, e per farlo ha bisogno di un’asta i cui estremi sono il cuore e la mente. Se uno dei due estremi pesasse più dell’altro, l’uomo perderebbe l’equilibrio e cadrebbe giù nel vuoto.  

 

8- La verità non tratta con niente e con nessuno: la verità è integra, cioè non tratta mai con la menzogna, dicendole: “Hei, dammi un po' del tuo, e io ti darò un po' del mio”, perché ciò equivarrebbe alla nascita della mezza verità, e la mezza verità non è altro che la menzogna camuffata da verità. Anche se la verità uscisse solo di due pollici fuori dai suoi confini, diventerebbe menzogna, poiché al di fuori della verità c’è solo la falsità. Dice infatti l’Altissimo: “Oltre la verità cosa c’è se non la deviazione? Quanto siete sviati!” (Corano 10:32). Essa, inoltre, non tende verso le passioni, i vizi, i desideri, i sentimenti, le comodità o i privilegi degli uomini, ma resta immobile, granitica, come una fortezza inespugnabile che nessuno potrà mai distruggere o conquistare, o come un sovrano imbattibile che non da altra scelta che sottomettersi ad esso. Disse a tal proposito At-Tarayfy: “La verità non guarda in faccia nessuno, ma tutti devono guardare in faccia la verità.” Solo accettando la verità, la “si vince”, o meglio, si vince sé stessi. Essere contro la verità equivale infatti ad essere contro sé stessi, poiché essa è parte di noi e di ciò che ci circonda quotidianamente. Infatti, Dio ha creato ogni cosa secondo verità (“Non hanno riflettuto in loro stessi? Iddio ha creato i cieli e la terra e tutto ciò che vi è frammezzo secondo verità e per un termine stabilito.” Corano 30:8), compreso l’uomo stesso, e se esso la rinnega, rinnegherà anche ciò per cui è stato creato, e ciò per cui è stato creato tutto il resto. Ma come potrebbe, un uomo che rinnega sé stesso, vincere contro di lui? Come potrebbe un malato che ignora la propria malattia, guarire? Come potrebbe un popolo che ignora i suoi problemi interni, avere prosperità e ricchezza? Per questo, l’unico modo per essere in pace con sé stessi è accettare la verità con umiltà, poiché essa è indistruttibile in quanto esiste di per sé, e la sua ricerca è fine a sé stessa; la verità non conosce morte, perché Iddio è la verità: “Dio è la Verità, è Lui che ridà la vita ai morti. Egli è onnipotente.” (Corano. 22:6). E così come l’uomo che rinnega sé stesso verrà per sempre perseguitato da sé stesso, parimenti, l’uomo che rinnega la verità verrà per sempre perseguitato dalla verità.

 

9- La verità non è un’opinione: l’uomo che dichiara di avere una sua “personale verità”, pur senza portar chiare prove al di fuori delle proprie passioni e dei propri sentimenti, sta in realtà affermando solamente la sua opinione personale, poiché la verità è dimostrabile con chiare prove ed evidenze che la rendono oggettivamente e indiscutibilmente autentica. Al contrario, l’opinione personale non abbisogna di prove ed evidenze per esistere, ma necessita solo dell’accettazione da parte di colui che la afferma e la sostiene come fosse una verità, anche se essa non lo è; infatti, l’opinione personale “guarda” solo una sfumatura della realtà, facendosi scudo di futili giustificazioni (come l’odio razziale, le dispute politiche, l’odio tra diverse squadre di calcio, ecc.), ma nascondendo, in verità, ben altro: l’odio dei cuori e l’irrazionale brama delle cose materiali, niente di più. Dice infatti Dio, riguardo coloro che non seguono i Suoi uomini di verità, cioè i profeti: “E se non ti rispondono, sappi allora che seguono le loro passioni, niente di più. Chi è più sviato di chi segue la sua passione senza guida alcuna da parte di Dio? In verità Dio non guida gli ingiusti.” (Corano 28:50). Chi afferma un’opinione personale che differisce dalla realtà totale delle cose, lo fa solo perché tale opinione giustifica i suoi atti, e agli occhi degli altri vuole che questi siano riconosciuti come legittimi e innocui, o peggio, come buoni e giusti. Tutto qui. Infatti, coloro che seguono l’opinione personale propugnandola come verità, sono facilmente smascherabili, perché quando viene loro chiesto: “Perché credete in ciò anche se è falso? Perché fate ciò anche se è male?”, si limitano a rispondere: “Perché per noi è così e basta!”, oppure: “È la nostra tradizione, ci siamo cresciuti!”, oppure: “Sentiamo che per noi è la verità e moriremo così!”, anche se la realtà stessa smentisce la loro opinione. Non bisogna lasciarsi ingannare, arrivando a credere che l’opinione di qualcuno sia autentica soltanto perché viene affermata con un carisma così convincente che sembra davvero essere vera: l’uomo può arrivare tranquillamente ad essere pienamente convinto di esser nel giusto, pur essendo in torto marcio, ma ciò dipende solo dal contenuto del suo cuore. Dice infatti l’Altissimo, che se l’uomo ha il cuore corrotto Satana diviene il suo padrone, e se Satana diviene il padrone dell’uomo lo comanda come desidera, e gli fa vedere ciò che vuole; in questo caso, parlando della verità, Satana pone un velo sugli occhi dell’uomo, illudendolo e “abbellendo ai suoi occhi le sue azioni”, anche se esse sono ingiuste, squallide e orribili, agli occhi di coloro che sono invece sani e che non sono posseduti dal demonio. Dice Iddio: “Perché non divennero umili, quando giunse loro la Nostra punizione? I loro cuori, invece, si indurirono e Satana abbellì ai loro occhi quello che facevano.” (6:43). 

Pertanto, in base allo stato dei loro cuori, gli uomini possono essere pienamente convinti di essere nel giusto nonostante siano nell’errore, o essere pienamente convinti di essere nel vero nonostante siano nella falsità più palese. Per questo motivo, dunque, noi uomini non possiamo limitarci ad accettare la dottrina di qualcuno facendoci trasportare e influenzare dalle sue emozioni, dalle sue lacrime, o dalle sue grida. Dobbiamo analizzare con onestà e intelligenza, se ciò è davvero verità oppure è un’opinione personale affermata come tale solo per giustificare qualche altra cosa più subdola. Se la verità corrispondesse all’opinione personale di ognuno, ognuno avrebbe una diversa verità in base alla propria opinione, e ciò susciterebbe nel mondo immense confusioni, guerre e corruzioni, corruzioni e perversioni, come del resto sono presenti oggi, per colpa del celeberrimo slogan neoliberista: “La verità è relativa, non esiste una verità assoluta”. Ma Dio risponde, nel sublime Corano: “Se la verità fosse consona alle loro passioni, certamente si sarebbero corrotti i cieli e la terra e quelli che vi si trovano! No, abbiamo dato loro il Monito, ma essi se ne allontanano.” (23.71). Dio conferma con veemenza che la verità è una ed una soltanto, malgrado l’uomo non la voglia accettare preferendo ad essa la falsità, e dandole il nome di “verità”. Ma Iddio dice: “Vorrebbero spegnere la luce di Dio con le loro bocche, ma Iddio non intende che perfezionare la Sua luce, anche se ciò dispiace ai miscredenti.” (9:32).

Non è dunque l’uomo che deve adattare la verità ai suoi desideri, e non deve neppure accettare la verità solo se essa è in accordo con i suoi desideri, ma piuttosto deve adattare sé stesso alla verità.

La verità non muta in base all’opinione o al piacere di qualcuno, ma è ferma in tutte le epoche e in tutti i popoli, e non è opinabile. Coloro che affermano che non esiste una verità assoluta oggettiva, ma esistono solo “più verità soggettive su misura”, stanno affermando comunque una verità assoluta, ossia quella che non ce n’è alcuna. Infatti, dire che esiste una verità assoluta, corrisponde all’affermazione -in positivo- di una verità assoluta stessa, mentre dire che non esiste alcuna verità assoluta, corrisponde all’affermazione -in negativo- di una verità assoluta, ma in senso opposto e implicito. Affermazione e negazione, sono a lor volta due realtà assolute. In tal modo, il negatore inganna sé stesso e molti stolti che lo seguono. Egli ha ragione, fintanto che la gente segue i cosiddetti “dèi personali”, ossia quelle mezze verità che gli uomini scelgono di seguire per “vivere meglio” la vita, senza però dover cambiare davvero e senza dover guardare in faccia sul serio la realtà. In quel caso, sì, ognuno avrebbe la sua “verità”, anche se sarebbe più corretto dire che “ogni bugiardo ha una propria ‘religione’ in cui fa ciò che vuole, e un idolo che giustifica le azioni che compie.” La verità, infatti, è solo una, non condivide il suo primato con nessuno. È dunque vero il detto: “Ci sono le verità che piacciono a molti, poi c’è la Verità”, o come scrisse Veronica Roth: “Non si crede a una cosa perché rende la tua vita migliore, ci si crede perché è vera”.

 

10- La verità non presenta contraddizioni, né spaccature: la presenza di contraddizioni all’interno di una dottrina, è un campanello d’allarme che ci avvisa che in essa c’è anche della menzogna. Allo stesso modo, la presenza di buchi su un vaso, ci farebbe pensare che qualcuno lo ha bucato, e non saremo più in grado di trasportarvi dell’acqua. Parimenti a questo vaso, una dottrina piena di contraddizioni è una dottrina che “fa acqua da tutte le parti”. Avere più contraddizioni in una dottrina, significherebbe avere più opinioni contrastanti sulla stessa materia, e poiché due cose opposte non possono essere entrambe vere, almeno una delle due è falsa, oppure lo sono entrambe. Infatti, le dottrine che provengono dall’uomo sono contraddittorie, poiché l’uomo è creatura instabile e limitata, e spesso afferma una cosa la mattina, e il contrario di essa la sera. Dice infatti Dio: “In verità l'uomo è stato creato instabile”. (Corano 70:19).

Infatti, spesso l’uomo afferma cose per rabbia, per contentezza o per desiderio, per opportunismo o per paura. L’uomo che vive in questo mondo di cambiamenti ed emozioni, è in balia di tutte queste passioni così come lo è la barca persa nell’oceano. Come potrebbe essere mai stabile e sicura, una barca immersa nell’acqua dell’oceano? Dio invece, che è al di là di tutto ciò, è immutabile ed Eterno, e la Sua Parola lo è assieme a Lui, perché la voce di una persona equivale alla persona stessa che parla. Per questo la verità che viene da Dio non conosce contraddizione, come dice Iddio nel nobile Corano: “Non meditano sulla Recitazione? Se provenisse da altri che da Iddio, vi avrebbero trovato molte contraddizioni.” (4:82). E ancora, come è scritto nella Bibbia: “Riconosco che qualunque cosa Dio fa è immutabile; non c'è nulla da aggiungere, nulla da togliere. Dio agisce così perché si abbia timore di Lui.” (Eccl. 3:14),

 

11- La verità è riservata agli umili e ai semplici, la menzogna agli arroganti che già pensano di sapere tutto: così come è impossibile per un sasso entrare nella cruna di un ago, così è impossibile per un uomo arrogante accogliere nel suo cuore la verità. Disse Renè Descartes: “Se vuoi essere un vero cercatore di verità, è necessario che almeno una volta nella tua vita, tu metta in dubbio ogni cosa”. Un uomo che almeno una volta nella sua esistenza, non verifica se ciò in cui crede è verità oppure no, non conosce neppure cosa sia la verità, anche se vivesse in mezzo a un popolo che la segue e la pratica, poiché la verità non è un qualcosa che si tramanda, ma un qualcosa che si comprende, si accetta e si pratica in modo individuale e sincero. Chi non mette mai in dubbio sé stesso -pur sapendo di non aver ancora trovato la verità- è un bugiardo. L’uomo che conosce e segue la verità non può essere arrogante, perché anche il solo accettare e seguire la verità stessa è un atto di umiltà, come scrisse Al-Sulami, nel suo Kitab al-Futuwwa: “Essere umili, significa accettare la verità ed essere nobili”. Infatti, gli uomini che credono in una dottrina chiamandola “verità”, ma sono arroganti e non hanno mai messo “alla prova” ciò in cui credono, seguono ciecamente la propria tradizione, temendo di trovare “la polvere sotto il tappeto” e preferendo l’orgoglio della falsità, anziché rischiare di andare a scoprire cose spiacevoli che manderebbero in frantumi ogni loro certezza. Ma la verità, anche se colpita, è “a prova di proiettile”. Chi non mette mai in dubbio sé stesso -pur essendo nell’errore- o ha paura, oppure non vuole abbandonare le sue comodità e i suoi privilegi. Disse Francesco Petrarca: “Il saggio muta consiglio, ma lo stolto resta della sua opinione”.

 

12- La verità é pace del cuore mentre la menzogna é dubbio, e la verità distrugge ogni dubbio: il dubbio è utile solo quando si è nella menzogna, affinché l'uomo ragioni e desideri la verità avendo compreso di essere nell'errore, così come al pesce che è caduto fuori dal fiume, é utile un balzo per ritornare in acqua. In questo senso disse Renez Descartes: "Se vuoi diventare un vero cercatore della verità, almeno una volta nella tua vita devi dubitare, il più profondamente possibile, di tutte le cose." Questo perché è impossibile per un uomo che non mette mai in dubbio quello in cui crede, verificandone gli aspetti e la veridicità, credere nella verità. Il dubbio infatti, nella sua naturale funzione, serve all'uomo in primo luogo per mettere alla prova ciò in cui crede e rifiutare la falsità, perché la verità é compatta e non può essere distrutta dal dubbio, mentre la menzogna è friabile ed è colma di dubbi ai quali non si trova risposta, mentre per la verità c'è una risposta ad ogni dubbio. Per questo, il dubbio è come un peso posto su una cupola di vetro, che testa la sua compattezza e omogeneità: tale peso farà frantumare la cupola solo nei punti in cui già è fratturata. Allo stesso modo, il dubbio distrugge solo ciò che già presenta discrepanze e contraddizioni, ambiguità e stranezze. Ma poiché la verità è una cupola di cristallo trasparente resistente e compatta, nessun dubbio (peso) potrà mai scalfirla né frantumarla. Non temete dunque di dubitare: se è verità, non sarà il dubbio a distruggerla, ma piuttosto sarà distrutto il dubbio stesso, come dice Iddio nel sublime Corano: “E di': “È giunta la verità, la falsità è svanita”. Invero la falsità è destinata a svanire.” (Corano 17:81), e ancora: “E invece no, scagliamo la verità sulla menzogna, che le schiacci la testa, ed ecco che essa scompare.” (Corano 21:18). Disse, inoltre, il Profeta Muhammad, pace e benedizioni su di lui, che la verità é immune dal dubbio, ma rafforza e dona pace al cuore: "In verità, la verità è tranquillità del cuore, mentre la menzogna è dubbio. Lascia dunque ciò che ti fa dubitare per ciò che non reca in te dubbio alcuno." 


13- La verità non chiede nulla in cambio: a parte lo sforzo individuale e personale che l’uomo fa nel seguire e praticare la verità, non ci sono altri pesi e altri sforzi. Ogni sforzo che l’uomo compie sulla via della verità lo fa per sé stesso, come dice Iddio nel Corano: “E chi lotta, è per sé stesso che lotta. Ché in verità Iddio basta a Sé stesso, non ha bisogno del creato.” (29:6). La vera dottrina non richiede il versamento di una somma di denaro da versare per ricevere “miracoli”, e non richiede la presenza costante di un “maestro” che ci viene presentato come l’unico in grado di “insegnarci a camminare”, in grado di risolvere i nostri problemi o in grado di svelarne i misteri. La verità stessa basta a rendere l’uomo capace di camminare con le sue proprie gambe e ragionare con la sua propria testa, e lo rende del tutto indipendente. Nessun vero profeta di Dio, infatti, chiedeva mai in cambio qualcosa alla gente, come retribuzione o premio per la sua “eloquenza”.

 

14- La verità è in accordo con la realtà dei fatti: se alcuni uomini ciechi affermassero che il sole non esiste soltanto perché non riescono a vederlo, ciò non proverebbe la sua inesistenza, perché tutti vedono il sole tranne loro. La risposta giusta sarebbe dunque che, il sole esiste perché molti riescono a vederlo, mentre coloro che dicono che non esiste è solo perché non riescono a vederlo o non vogliono vederlo, giacché se il sole non esistesse, nessuno sarebbe in grado di vederlo, né di sentire la sua luce e il suo calore. L’esperienza visiva e percettiva conferma, dunque, la presenza reale del sole. Se un uomo sordo, affermasse che i suoni non esistono solamente perché non riesce a sentirli, ciò non proverebbe la loro inesistenza, perché tutti gli altri li sentono eccome. L’esperienza uditiva conferma, dunque, la presenza reale dei suoni. Se un uomo privo di olfatto, affermasse che il mondo è senza odori, soltanto perché non è in grado di odorare, ciò non proverebbe la loro inesistenza, perché il resto della gente li sente eccome. L’esperienza olfattiva, dunque, conferma la presenza reale degli odori. Se un uomo senza tatto, affermasse che è tutto uguale ciò che si tocca soltanto perché a lui sembra così, non significa che lo sia davvero, perché il resto della gente percepisce differenze eccome. L’esperienza tattile conferma, dunque, la presenza reale del tatto.

Se un uomo che ignora il suo spirito e il suo cuore, affermasse che Dio non esiste solo perché non è in grado di percepirLo, ciò non proverebbe la sua inesistenza, perché al contrario, c’è gente che Lo percepisce eccome. L’esperienza dello spirito conferma, dunque, la Presenza reale di Dio. Infine, un uomo privo di intelletto che ignora la verità e che afferma che non ce n’è alcuna, solo perché vuole vivere nella sua menzogna, non proverebbe di certo l’inesistenza della verità, perché al contrario, essa esiste indipendentemente dal desiderio umano, e molta gente cammina nella sua via. In questo caso, l’esperienza della liberazione per aver conosciuto la verità, ne conferma la reale presenza. E si potrebbe continuare all’infinito, ad esempio, se un uomo affermasse che il male non esiste soltanto perché non vuole accettarlo, non renderebbe il male inesistente, perché l’esperienza ne confermerebbe la reale presenza. In definitiva, dunque, si può dire che la verità viene confermata dall’esperienza della realtà, mentre la menzogna consiste nel “coprire”, “appannare” tali esperienze dicendo che non è vero che qualcuno le abbia vissute, quando è vero il contrario. Ciò che ogni uomo può provare nell’esperienza della sua vita, dei suoi sensi, della sua mente e del suo spirito, quella è verità. Certamente, per l’uomo che “non vuole” provare affatto quelle esperienze, è del tutto inutile avvisarli della loro esistenza, così come è inutile per un medico continuare a porgere la medicina a un malato che la rifiuta. La verità è come un dolce, il cui gusto è noto solo a coloro che lo assaggiano. I bugiardi sono coloro che si astengono da tale dolce, ciononostante affermando che “il dolce non esiste”.

 

15- La verità unisce, la menzogna divide: più gli uomini desiderano accettare nel loro la verità di ogni cosa, più essi si uniscono; al contrario, più essi “forgiano” per sé stessi delle menzogne individuali in cui credere, più i loro cuori si dividono, ognuno seguendo la sua propria falsa illusione. Ma poiché la verità è una come Iddio, coloro che si avvicinano verso di essa divengono un tutt’uno. Dice infatti Dio, che gli iniqui sono coloro che affermano menzogne, e coloro che affermano menzogne sono divisi l’uno dall’altro: “Se il tuo Signore avesse voluto, avrebbe fatto di tutti gli uomini una sola comunità. Invece non smettono di essere in contrasto tra loro, eccetto coloro ai quali il tuo Signore ha concesso la Sua misericordia.” (Corano 11:118-119), e ancora: “Sono i miscredenti ad essere nell'orgoglio e nello scisma!” (Corano 38:2), e ancora: “Grande è l'acrimonia che regna tra loro [tra i miscredenti]. Li ritieni uniti, invece i loro cuori sono discordi: è gente che non ragiona.” (Corano 59:14).

     Una volta che l’uomo si fa una propria opinione della verità, la “frammenta” e se ne va col suo frammento di essa, entrando in contrasto con tutti gli altri. La verità è infatti come l’immagine riflessa su uno specchio pulitissimo, ma se esso viene frantumato da qualcuno, tale immagine non sarà più chiara, unica e nitida, ma ci sarà un’immagine per ogni frammento di vetro sullo specchio. Solo lo stolto però, si convince che su ogni frammento ci sia un’immagine diversa: se infatti guardasse meglio, scoprirebbe che ogni frammento contiene parti della stessa immagine, e scoprirebbe che l’immagine è frammentata non perché ce ne sono diverse, ma perché qualcuno ha frantumato lo specchio. Parimenti, se l’uomo osservasse le religioni per trovare in esse la verità, scoprirebbe che esse non differiscono perché Dio ha rivelato in concetti diversi, ma perché l’uomo ha inventato concetti diversi aggiungendoli al messaggio unico e autentico che il Creatore aveva rivelato all’umanità per mezzo dei profeti. Bisogna quindi che l’uomo non si soffermi sul singolo frammento, ma bisogna che cerchi si scovare l’immagine intera riflessa nello “specchio”.

Un uomo che si sofferma a guardare un solo tassello del puzzle che possiede, non riuscirà mai a conoscere l’immagine finale dell’intero puzzle. Parimenti, una dottrina che considera solo alcuni aspetti della realtà, tralasciandone molti altri, è una falsa dottrina che non dà modo all’uomo di conoscere il “quadro generale” delle cose. Disse un saggio: “La luce che viene da Satana illumina solo in una direzione, lasciando nel buio il resto, ma la Luce che vien da Dio, illumina ovunque si volga lo sguardo.” Se ci fosse una verità diversa per ogni uomo, allora nessun uomo avrebbe il diritto di non sottostare ad un’unica legge; se ci fosse un giudizio diverso per ogni uomo, allora nessun uomo dovrebbe essere giudicato da nessuno, neppure dai tribunali. Ognuno avrebbe la sua verità e sarebbero tutti divisi sostenendo la propria, e non ci sarebbe alcuna base comune sulla quale riunirsi e con la quale poter giudicare. Non è un caso che oggi giorno gli uomini sono così “falsamente uniti” dai social media, ma sono divisi nella realtà. La verità è ciò che unisce i cuori più di ogni altra cosa, la menzogna ciò che li divide; infatti, la menzogna proviene dal “diavolo”, e tale parola deriva dal greco “diabolos” che dal greco significa appunto “colui che divide”. 

 

16- La verità totale viene da Dio: così come una sorgente d’acqua pura riversa le sue acque nel fiume e questo, a sua volta, trasporta l’acqua nei villaggi e nelle città, parimenti, Iddio riversa la verità sull’uomo mediante la rivelazione, poi questo, a sua volta, la diffonde a coloro che sono attorno a lui. Non è mai vero però, che un uomo, pur non credendo in Dio e non avendo mai letto la Sua Parola, affermi di avere in pugno la verità totale di tutte le cose. Può darsi che egli dica la verità su una determinata cosa, ma è impossibile che possa conoscere “tutta la verità”, perché essa viene solo dal Conoscitore di tutte le cose, e se si nega quest’ultimo è impossibile poterla conoscere, così come sarebbe impossibile per un fiume, esistere senza la sua sorgente. È Dio a rivelare la verità, come disse: “La verità appartiene al tuo Signore. Non essere tra i dubbiosi.” (Corano 2:147). Tuttavia, bisogna fare molta attenzione: poiché nelle religioni v’è il concetto che esiste una sola verità assoluta, molti impostori approfittano di ciò per acclamare la propria dottrina chiamandola verità, mascherandola con la fede, e diffondendola in Nome di Dio, anche se Egli non aveva mai neppure accennato a nulla di simile. A tal punto, ossia se un uomo definitosi “credente” in Dio afferma una verità proveniente da Dio, bisognerà analizzare tale verità servendosi dei punti sopraelencati, per valutare se è tale oppure no. 


17- La verità conduce alla giustizia, mentre la menzogna conduce all'iniquità: malgrado oggi si reputa la pace come un qualcosa di ottenibile solamente per mezzo della cessazione di un qualsiasi conflitto, che sia armato, fisico, verbale o interiore, in realtà la vera pace è, per definizione, la realizzazione concreta della giustizia. Solo con essa infatti, il cuore dell'uomo si sente assetato e amato, e tale soddisfazione e amore porterà l'uomo ad ottenere la vera pace, e ad essere dunque in pace con gli altri. La verità inoltre, offre all'uomo una soluzione e un rimedio per ogni suo problema, eliminando ogni ingiustizia presente nel mondo, mentre la menzogna è pari a "pentole senza coperchio", poichè le dottrine di menzogna sono riconoscibili soprattutto dal fatto che, seppur possano presentare agli uomini argomenti attraenti e seducenti, la loro attuazione non eliminerebbe affatto certi problemi del mondo, non darebbe ad essi alcuna soluzione ma li lascerebbe "in sospeso", attirando l'attenzione e lo sforzo dell'uomo verso altro. Accade lo stesso quando un uomo prende delle medicine sbagliate per una malattia che lo affligge, risolvendo solo un problema ma lasciandone irrisolto quelo più grave.


18- La verità è vicina al cuore ed facile da ricordare, la menzogna è lontana dal cuore ed è difficile da ricordare: poiché la verità è semplice, proviene dal cuore ed é confermata dell'intelletto, l'uomo non fatica nel ricordarla, poiché essa è già presente dentro di lui, in quanto Iddio l'ha posta nel suo cuore già prima di averlo creato. Per questo disse un saggio: "La verità è un pesce che nuota sul fondo del cuore dell'uomo. Solo coloro che avranno acqua trasparente riusciranno a vedere quel pesce, e la trasparenza é la sincerità del cuore. Al contrario chi é ipocrita possiede acqua torbida e non riuscirà mai a scorgere quel pesce." 

Per questo chi è sincero ed è vicino al suo cuore, saprà accettare facilmente la verità. Al contrario, la menzogna è composta da dottrine lontane dal cuore, elaborate dalla mente umana e difficili da ricordare, perchè non provengono dal cuore dell'uomo ma dall'immaginazione e dal desiderio sensoriale, per cui, uno dei segni della menzogna, è quello di non aver bisogno, per esser ricordata, di un complicato sforzo mentale. Per questo disse Gilbert Chesterton: "La veritá si ricorda sempre facilmente, sono le bugie che è molto difficile ricordare."


"Inafferrabile e guizzante pesce Immortale é la veritá: non la colgono che i sinceri, e non viene data in dono se non che agli umili."


19- La verità sta nel mezzo: lontana da ogni deviazione é la verità: essa é come una strada dritta, per questo la si chiama "Retta Via." E le deviazioni non sono altro che esagerazioni, motivo per cui l'Altissimo rivelò per coloro che esagerano nella religione, affermando di seguire la verità: “O Gente della Scrittura, non esagerate nella vostra religione. Non seguite le stesse passioni che seguirono coloro che si sono traviati e che hanno traviato molti altri, che hanno perduto la retta via”. (Al-Ma'idah 5:77) e ancora l'Altissimo: "Allah non ama coloro che eccedono", ripetendolo più e più volte nel Corano. Questo significa che la verità non é né sopra e né sotto, né a destra e né a sinistra, ma é nel mezzo, così come il cuore dell'uomo é situato nel bel mezzo del suo corpo, e tutti gli arti e gli organi traggono nutrimento e vita da lui. Disse infatti il filosofo ebreo Maimonide: "La verità é nel mezzo".


20- Solo dopo aver trovato la verità, si vede tutto il resto con chiarezza: solo dopo aver conosciuto la verità si può vedere anche il resto delle cose secondo la loro vera natura, con chiarezza e lucidità, mentre quando si osservano le cose della vita per mezzo della opaca vetrata della menzogna, non si scorge che la punta dell'iceberg. Solo dopo aver conosciuto la verità si potrà interpretare correttamente la vita, i suoi avvenimenti, e i segni di Iddio presenti in essa. In questo senso, l'uomo è come un cieco che non saprebbe né vedere e né leggere nulla, se non attraverso la "lente della veritá", che dona all'uomo vista acuta e lungimiranza. Senza di essa l'uomo sarebbe un cieco che crede di vedere. La verità è come un sole per mezzo del quale si vede tutto il resto, mentre la menzogna é come una piccola torcia che permette all'uomo di vedere solamente in direzione del punto verso cui la sua luce é rivolta. 


     Questi sono i caratteri fondamentali per riconoscere se una dottrina è fonte di verità oppure no. Per poter essere tale dunque, un concetto deve poter rispettare in tutti i suoi punti, senza neppure tralasciarne uno, altrimenti non sarebbe verità ma mezza-verità e quindi menzogna. Fate molta attenzione dunque ad analizzare tutti i punti, e sappiate che se una dottrina o un concetto non danno alcun giovamento all'uomo, e non corrispondono con la realtà della vita, ma richiedono al praticante di adottare strambe ideologie, vie di fuga alternative da adottare come scappatoie alla realtà, sono solo comode menzogne. La verità non è mai parziale. 






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